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Banche, così i dem insabbiano l'indagine

Nella commissione nomi vicini al "Giglio magico". Per scongiurare grane

Banche, così i dem insabbiano l'indagine

E alla fine la lista arrivò. Il Pd infatti ha sciolto la riserva e ha messo nero su bianco i nomi dei 15 componenti dem (sui 40 totali, fra senatori e deputati) per la Commissione che - almeno sulla carta - dovrà indagare sui casi di crisi e dissesti nel sistema bancario con la possibilità di acquisire atti coperti da segreto istruttorio. I tempi però sono risicati, posto che la legislatura si chiuda a fine febbraio: va scelto il nome del presidente della Commissione (nella rosa dei candidati circolano i nomi di Pier Ferdinando Casini e quello del viceministro all'Economia, Enrico Zanetti) che dovrà concludere i propri lavori entro un anno, mentre dopo i primi sei mesi dalla effettiva partenza è attesa una relazione sullo stato dei lavori. Ma con lo scioglimento delle Camere, lo stesso organismo decade.

«Facciamola subito», disse Matteo Renzi a maggio negando l'imbarazzo per la vicenda di Banca Etruria, di cui era vicepresidente Pier Luigi Boschi, padre di Maria Elena Boschi. Che come ha ricostruito Ferruccio de Bortoli nel 2015, da ministro, chiese all'allora ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, di valutare l'acquisto dell'istituto aretino. Poi però Renzi ha rinviato l'elenco fino a ieri. E per stare più sereno ha farcito la formazione con molte maglie «gigliate». A cominciare dal presidente Pd, Matteo Orfini, ma soprattutto Francesco Bonifazi, avvocato, parlamentare e tesoriere del Pd nonché ex fidanzato della Boschi. «Sarebbe ora di liberare il dibattito sulle banche da questo stantio odore di cialtroneria», sottolineò Orfini a maggio con un implicito riferimento all'espressione usata dall'ex direttore del Corriere della Sera. «De Bortoli è ossessionato dal giglio magico», rincarò la dose Bonifazi negli stessi giorni.

Un altro ultrarenziano in lista è il senatore lucchese Andrea Marcucci, industriale farmaceutico fratello dell'ex presidente della Regione Toscana, Marialina Marcucci. Nella lista ci sono anche Franco Vazio (ex consigliere della Cassa di Risparmio di Savona), Gian Pietro Dal Moro, Giovanni Sanga, Luigi Taranto, l'ex ministro Stefania Giannini, Mauro Del Barba, Franco Mirabelli e Mauro Marino. Quest'ultimo è il presidente della Commissione Finanze al Senato che all'inizio dell'anno è stato il regista del passo indietro sulla creazione del registro pubblico dei grandi debitori delle banche salvate dallo Stato come Mps. Si aggiungono quattro esponenti della minoranza interna come Susanna Cenni, parlamentare senese già ai tempi della gestione del Monte dei Paschi targata Giuseppe Mussari che non si è distinta in quegli anni per particolari denunce contro il «groviglio» fra banca e politica. Della minoranza Pd fa parte anche Carlo Dell'Aringa (professore della Cattolica, bersaniano, nonchè ex consigliere di Sorveglianza di Bpm), Camilla Fabbri (che però da sempre segue il caso Banca Marche con particolare attenzione) e Giancarlo Sangalli.

Seconde file presentabili e senza particolari affiliazioni con Rignano, Arezzo o Siena. Ma saranno le maglie renziane a mettersi in barriera se la commissione d'inchiesta riuscirà a scendere in campo.

E non solo per giocare un'amichevole.

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