Economia

Banche, l'Italia spera nel sì agli aiuti

Renzi: "L'accordo con l'Europa è a portata di mano", ma la trattativa è in salita

Banche, l'Italia spera nel sì agli aiuti

«Un accordo compatibile con regole più puntuali è a portata di mano». Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ieri in un'intervista a CorriereTv, si è dichiarato ottimista sulla positiva conclusione delle trattative a margine dell'Eurogruppo di Bruxelles per risolvere la questione-banche. «Il nostro obiettivo, quello che vogliamo è che i risparmiatori e i correntisti siano al sicuro», ha aggiunto il premier dichiarandosi «molto più preoccupato dei derivati» degli istituti di altri Paesi, «il vero problema». L'ennesima stilettata a Deutsche Bank e alla cancelliera Angela Merkel non è passata inosservata. A Bruxelles il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ha usato gli stessi termini. «I risparmiatori saranno salvaguardati dal governo italiano», ha detto contribuendo alla chiusura positiva dei titoli finanziari a Milano.

Il titolare del Tesoro ha ricordato che «uno strumento precauzionale per la liquidità già c'è (la garanzia pubblica fino a 150 miliardi sulle emissioni; ndr), ne vedremo altri se necessario». Il motivo di tanta cautela è da ricercarsi nelle resistenze in seno ai partner europei. L'ala rigorista, come al solito, è stata guidata dalla Germania. «Le regole del bail in sono sufficienti per fronteggiare tutti i tipi di situazioni, non bisogna speculare su quello che sarà deciso dalla Commissione Ue prima dei risultati degli stress test che saranno resi noti il 29 luglio», ha puntualizzato il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble. Al suo fianco il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem. «Ci saranno sempre banchieri che diranno di aver bisogno di più soldi pubblici, io resisterò sempre contro queste proposte perché colpiscono il contribuente e aumentano il debito in Paesi fortemente indebitati», ha chiosato.

Come può coniugarsi l'ottimismo renziano con il fideismo nelle regole degli euro-falchi? Come si può salvare il sistema bancario italiano (Mps in primis) senza penalizzare quei risparmiatori che detengono il 38% degli oltre 200 miliardi di bond senior e subordinati emessi dagli istituti? La risposta l'ha fornita David Folkerts-Landau, capo economista della travagliata Deutsche Bank: sospendere il bail in e ricapitalizzare le banche europee tramite un Fondo pubblico sul modello statunitense per 150 miliardi di cui 40 da destinare all'Italia. Anche in Germania c'è la consapevolezza che gli aiuti servono un po' a tutti. Ecco perché Schäuble è stato meno duro del solito.

Questo non vuol dire che la trattativa sia tutta in discesa per Renzi, Padoan e soci. Anche se da ieri possono ufficialmente contare su un alleato in più, il ministro francese delle Finanze, Michel Sapin, che ha sottolineato la necessità di «mostrare solidarietà nei confronti dell'Italia e dei suoi sforzi per ripristinare la fiducia nel settore bancario. «Stiamo lavorando in modo costruttivo con le autorità italiane: ci sono diverse modalità con cui possono essere affrontati questi problemi nel caso in cui ci siano emergenze di liquidità, nel rispetto delle regole europee, senza danneggiare la stabilità finanziaria e gli investitori retail», ha sintetizzato il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis.

In buona sostanza, le analisi ruotano attorno all'articolo 56 della direttiva Brrd (che ha introdotto il bail in) che consente un «sostegno finanziario pubblico straordinario» al fine di «evitare effetti negativi significativi sulla stabilità finanziaria». L'apertura dell'ex primo ministro lettone indica che l'Ue potrebbe anche autorizzare un intervento su Mps o altre banche se i risultati degli stress test fossero negativi, ma salvando solo i risparmiatori e non già gli investitori istituzionali. «Gli investitori che hanno fatto profitti nei tempi buoni debbono assumere le perdite negli anni cattivi», ha replicato Dijsselbloem. Il premier Renzi, invece, sta spingendo affinché anche fondi e assicurazioni siano tutelati per non innescare nuove crisi di fiducia. Nel calderone delle trattative anche la costituzione di una bad bank pubblica che possa intervenire nell'acquisto delle sofferenze, in primo luogo quelle senesi.

L'Italia sta squadernando tutte le possibili soluzioni, ma il pallino ce l'ha Bruxelles.

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