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Banche, Renzi scarica Visco per ripulirsi la coscienza

Mozione Pd per silurare il governatore di Bankitalia, capro espiatorio delle crisi bancarie (tra cui Etruria)

Banche, Renzi scarica Visco per ripulirsi la coscienza

Matteo Renzi, per interposta persona, ieri ha inviato un nuovo avviso di sfratto al governatore di Bankitalia, Ignazio Visco. Il presidente della Repubblica Mattarella e il presidente del Consiglio Gentiloni, spiazzati dall'ennesima sortita dell'enfant terrible, hanno nuovamente fatto quadrato a difesa dell'istituzione, mentre Via Nazionale ha ribadito di non essere stata l'unica responsabile delle crisi bancarie e di aver collaborato sempre con il governo. Una notazione che denota il fallimento del tentativo di Renzi di rifarsi una verginità politica silurando il governatore.

Ieri alla Camera il dibattito procedeva pigramente sulle mozioni dell'opposizione contro la conferma dell'attuale numero uno di Palazzo Koch. Il Pd, spiazzando il rappresentante del governo e viceministro dell'Economia Baretta, ha presentato una contro-mozione a prima firma della boschiana Silvia Fregolent. Il testo sollecitava l'esecutivo a «individuare la figura più idonea a garantire nuova fiducia» sottolineando che le situazioni di crisi «avrebbero potuto essere mitigate nei loro effetti da una più incisiva e tempestiva attività di prevenzione». Quest'ultima parte, che imputava a Visco i vari crac, è stata espunta su sollecitazione di Baretta, ma la mozione è stata approvata con 231 sì, 97 no (Si, M5S e Fdi) e 99 astenuti (Fi e Mdp).

Il blitz, come detto, è stato stoppato dal Quirinale che in serata ha rilevato che «le prese di posizione riguardanti la Banca d'Italia debbano essere ispirate ad esclusivi criteri di salvaguardia dell'autonomia e dell'indipendenza dell'istituto, nell'interesse della situazione economica del nostro Paese e della tutela del risparmio degli italiani, e che a questi principi debba attenersi l'azione di tutti gli organi della Repubblica, ciascuno nel rispetto del proprio ruolo». Insomma Mattarella, sorpreso come Gentiloni dall'intemerata renziana, ha ricordato che non è prerogativa del segretario la procedura di nomina, invitandolo a ritornare tra i ranghi.

Fonti della Banca d'Italia hanno sottolineato che «nella sua azione l'istituto ha agito in continuo contatto col governo» ribadendo di aver svolto il proprio dovere «applicandovi competenza e coscienza» sia difendendo il risparmio nazionale «limitando i danni» nella più grave crisi economica della storia sia segnalando i casi di mala gestio alla magistratura. «Il governatore - concludono le fonti - è pronto per essere ascoltato dalla commissione bicamerale d'inchiesta sulle crisi bancarie». Insomma, non c'è nulla da nascondere.

Come ha spiegato ieri lo stesso Renzi «il Pd non è certo responsabile della crisi delle banche, spero che anche gli altri possano dire altrettanto». Il segretario pensava così di aprire una campagna elettorale senza il peso dei crac che tanto hanno nuociuto all'immagine dei dem, soprattutto a quella di Maria Elena Boschi il cui padre era vicepresidente di Etruria. Giova, però, ricordare che la procedura per insediare il governatore, in scadenza il primo novembre, è alquanto complessa e coinvolge tutte le principali istituzioni. La nomina è disposta con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del presidente del Consiglio, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del consiglio superiore della Banca d'Italia. La politica, dunque, ha una sovranità limitata su questa materia.

Ma per Renzi questo non è mai stato un problema.

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