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Una banda di ballisti

Quello che sembrava un partito granitico oggi appare come un castello di carte a cui una manina, forse interessata, ne ha sfilata una. Da banda degli onesti a banda dei bugiardi è stato un attimo

Una banda di ballisti

Richard Nixon, presidente degli Stati Uniti, cadde su una bugia. Un suo successore, Bill Clinton, rischiò la stessa fine e si salvò in extremis solo perché si pentì e chiese scusa in tempo. Margaret Thatcher sull'argomento aveva un'idea più femminile: «Non si raccontano - ebbe a dire - bugie deliberatamente, diciamo che a volte bisogna essere evasivi». Virginia Raggi, neosindaco di Roma, Luigi Di Maio e tutta la banda dei Cinquestelle, travolti dallo scandalo della bugia sul fatto che nessuno sapeva che una loro assessora era indagata, sono quindi in buona compagnia.

Del resto perché sorprendersi di un politico bugiardo? Machiavelli, già cinquecento anni fa, inseriva la menzogna tra le arti di cui un principe deve essere dotato se vuole ben governare. Il problema nasce quando sul malcapitato si accende il faro del sospetto, perché secondo gli esperti, per provare a coprire una bugia - esattamente come accade tra marito e moglie fedifraghi - è necessario raccontarne almeno altre sette. Che è esattamente quello che sta succedendo in queste ore nei piani alti del partito di Grillo, tra accuse e difese, sospetti e veleni incrociati.

Quello che sembrava un partito granitico oggi appare come un castello di carte a cui una manina, forse interessata, ne ha sfilata una. Da banda degli onesti a banda dei bugiardi è stato un attimo. E adesso si fa dura, perché, come dice un antico proverbio russo, con le bugie si può andare avanti ma mai tornare indietro. E quindi addio per sempre verginità, addio purezza, addio diversità, addio a tutte le fregnacce che ci siamo dovuti sorbire in questi anni. Il Cinquestelle non è il partito Bengodi, non lo è mai stato e mai lo sarà, è semplicemente una casta che sta tentando di scalzarne un'altra. Con l'aggravante dell'inesperienza e dell'incapacità che si sono dimostrate maggiori del previsto, non solo a Roma ma in tutte le città in cui sono stati messi alla prova.

C'è da gioire di tutto questo? No, per niente. Milioni di italiani sono stati ingannati dal moralismo di un comico e da un gruppo di ragazzini; Virginia Raggi, se come probabile resterà in sella grazie a qualche espediente mediatico, sarà un sindaco dimezzato, bugiardo e inaffidabile.

E parliamo del sindaco di Roma capitale, non so se mi spiego.

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