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Bankitalia chiede controlli su money transfer e web. Ecco come si finanzia l'Isis

Via Nazionale mette in guardia banche e operatori su bonifici troppo alti "rispetto ai profili dei clienti"

Bankitalia chiede controlli su money transfer e web. Ecco come si finanzia l'Isis

Afflussi di denaro improvvisi e reiterati, di un ammontare «consistente rispetto al profilo economico del cliente». Trasferimento di fondi attraverso il più comune money transfer o tramite «l'utilizzo distorto» di associazioni senza fini di lucro con conti intestati e collegati a «persone fisiche». Ma anche società petrolifere «di ridotto standing», situate in aree a rischio, che da un giorno all'altro presentano un'elevata disponibilità di risorse. E poi, soprattutto, il grande cono d'ombra del web, con i social e le piattaforme di crowdfunding capaci di veicolare grosse somme attraverso una rete oscura di profili fiancheggiatori. È lunga la lista degli indicatori dietro cui si può nascondere il finanziamento al terrorismo. L'Unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia (Uif), con una comunicazione rivolta a banche e intermediari finanziari, chiede ora più che mai massima attenzione.

Con il denaro la minaccia jihadista è entrata in Europa, muovendosi tra le strade delle nostre capitali, radicalizzando gli estremismi nei perduti quartieri ad altà densità islamica, da Molenbeek fino a Parigi, e moltiplicandosi in cellule con basi insospettabili, come quelle scoperte in Alto Adige. Intercettare il fiume di soldi che scorre sotto il jihad è una chiave decisiva per ricostruire la mappa del terrore in Occidente.

Dopo gli attentati in Belgio e l'allerta scattata in mezza Europa, il livello di guardia è salito sulle strade, con i militari, come sulle vie finanziarie, con la vigilanza. La prevenzione parte dal monitoraggio delle operazioni sospette da parte di banche e operatori finanziari, ma pure commercialisti, avvocati, notai. La Uif ha pubblicato una nota con cui richiama tutti i destinatari soggetti agli obblighi di segnalazione di operazioni sospette, a «sensibilizzare» il personale dedicato alla valutazione dei movimenti, alla «rilevanza che rivestono le tracce finanziarie ai fini del contrasto» al fenomeno. Estremo rigore, dunque, nel riconoscere gli indicatori di anomalia già emanati con provvedimento di Bankitalia del 2010. Ma non basta. Oltre al monitoraggio delle posizioni e alla verifica dei collegamenti con le liste internazionali attenzionate, serve da parte degli incaricati una «consultazione continuativa di fonti aperte e social media». Dove si celano le «opportunità» offerte dall'innovazione tecnologica alle organizzazioni del terrore 2.0. Corwdfunding e valute virtuali in primis. Guardia alta, avverte il braccio informativo di via Nazionale, su «inconsuete richieste di cambio in valute estere, specie con dollari americani», sottoscrizioni di polizze vita da parte di «soggetti di giovane età», carte di pagamento attive in aree a rischio, biglietti aerei e uso dell'home banking nelle stesse zone.

In generale, ammette la Banca d'Italia, è «complessa l'individuazione preventiva delle condotte» riconducibili al finanziamento di foreign fighters e adepti al Califfato, sia per l'utilizzo spesso di «importi esigui» sia per «l'origine non necessariamente illecita delle disponibilità». La sfida delle prevenzione si gioca tutta sulla capacità degli intermediari di intercettare le tracce. E di segnalarle. Nel secondo semestre del 2015, la Uif ha ricevuto 43.458 segnalazioni.

Un incremento dell'11,5% rispetto ai primi sei mesi e del 27,1% sul 2014, motivato, spiega, dalle operazioni di voluntary disclosure.

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