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Dal barcone al pallone, l'Albania esulta (e noi pure)

Qualificazione agli Europei grazie al ct italiano

Dal barcone al pallone, l'Albania esulta (e noi pure)

Le strade di Tirana, quelle di Durazzo, quelle di Valona. Piene. Folla ovunque, in macchina, a piedi. L'ultima volta che avevamo visto tanti albanesi insieme era l'8 agosto 1991, quando sbarcò a Bari la nave Vlora: 20mila persone sulla banchina del porto per l'arrivo di massa più imponente della storia italiana. Non sapendo dove metterli, li portarono tutti dentro lo Stadio della Vittoria. Tutti. Fu un disastro umanitario, sociale, politico: Cossiga arrivò a Bari e chiese al sindaco di porgere le sue scuse al governo e al Quirinale per aver disatteso gli ordini. La verità è che nessuno sapeva cosa fare e fu scelta la cosa più semplice: lo stadio.

Oggi la folla e lo stadio sono il segno della storia più incredibile del calcio: l'Albania per la prima volta agli Europei. È un'Albania diversa: ora per le strade di Tirana piena di gente circolano Hummer, Suv di ogni genere, decappottabili. Tutta roba che nel 1991 gli albanesi vedevano in tv, col satellite puntato sui canali italiani. L'immigrazione albanese è stata l'inizio dell'infinito arrivo di stranieri sulle nostre coste. Per chi l'ha vissuta dal vivo è stata difficilissima, poi controllata, alla fine persino praticamente finita. Perché l'Albania s'è ripresa e vedere tutta quella gente per strada a festeggiare è un sollievo. Sono i figli di quelli che arrivarono con la Vlora e poi alla spicciolata a gruppetti, per anni. I figli l'Italia se la sono andati a ricostruire a casa, portandosi dietro molte aziende italiane che lì hanno investito. Festeggiano un Europeo conquistato con un allenatore straniero. Italiano, ovvio.

L'immigrazione ha senso se finisce così.

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