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Basta coi tarocchi: arriva il bollino per i sapori d'Italia

Un certificato per i nostri prodotti (veri) nei supermarket del mondo

Basta coi tarocchi: arriva il bollino per i sapori d'Italia

Milano - Sugli scaffali dei supermercati del mondo non ci sarà più spazio per il made in Italy farlocco. Arrivano i prodotti veri: da Mutti a Granarolo, da Beretta a Molisana. Saranno in tutto sessanta i marchi che prenderanno d'assalto i market e verranno tutelati da un simbolo che ne garantisce l'originalità e che verrà collocato nei reparti alimentari indicando la «nicchia» tricolore. Si tratta del logo «Italian Taste», presentato ad Expo dal ministro alle Politiche agricole Maurizio Martina.

Il marchio ha alle spalle una più ampia strategia del governo ed è inserito nel Piano straordinario per il made in Italy per il settore agroalimentare per cui sono stati stanziati 72 milioni di euro. «È uno strumento in più a servizio delle imprese per aumentare l'export agroalimentare - commenta il ministro Martina - con l'obiettivo di arrivare a un valore di 50 miliardi di euro entro il 2020».

Per lottare contro la contraffazione del grana, della salsa di pomodoro, dei vini, dell'aceto balsamico tradizionale e di tutto ciò che fa della cucina italiana qualcosa di unico, si è finalmente capito che la strada migliore è quella del rilancio, dell'essere presenti per non essere imitati. Si cercherà in tutti i modi di diventare protagonisti sugli scaffali mondiali. A cominciare dagli Stati Uniti. E in particolare dal Texas: dal 30 settembre comincerà nello stato del Sud degli States una campagna di promozione nella catena di supermarket Heb. Dopo di che si proseguirà con California, Illinois e New York. A giugno, alla fiera dell'alimentare di Chicago, il marchio Italian Taste verrà presentato come un nuovo strumento per lottare contro la contraffazione. «È importante far conoscere i nostri prodotti - spiega il numero uno di Fiere di Parma, Antonio Cellie - e spiegare che differenza c'è tra ciò che è autenticamente italiano e ciò che non lo è».

Riccardo Monti, presidente dell'Istituto per il commercio estero Ice, fa notare un paradosso a cui porre rimedio: «Nell'agroalimentare la Germania esporta il doppio di noi». Il viceministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda conferma che nei reparti alimentari del mondo «i prodotti italiani sono i grandi assenti. Finché non ci sono, è ovvio che gli stranieri comprino prodotti che fingono di essere italiani». Dopo una campagna strong negli Stati Uniti, si proseguirà con il Giappone.

Ed Expo si sta rivelando una piazza affari importante dove lanciare la qualità italiana: nel padiglione Cibus di Federalimentare sono in corso gli incontri con tutti i buyers del mondo. E già qualche buon accordo è stato stretto: acquirenti canadesi hanno mostrato parecchio interesse per il cioccolato di Modica e la catena di supermercati giapponese Takashimaya vuole vendere parecchi prodotti italiani. A quanto pare i marchi tarocchi inventati, tipo «Bella Italia» e «Mamma mia», hanno i giorni contati. All'estero si mangerà italiano.

Sul serio.

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