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Bastonate all'agente, arrestato il No Expo

Negli scontri l'anarchico avrebbe potuto uccidere il vicequestore D'Urso. Si era tagliato barba e capelli per non farsi riconoscere

Bastonate all'agente, arrestato il No Expo

MilanoAveva capito di aver fatto una scemenza attaccando il poliziotto a viso scoperto e si era subito tagliato barba e capelli. Ma in fondo, l'arresto se le aspettava. Così ieri mattina al «Pum pum - Chi è? - Polizia» ha fatto solo un po' di manfrina, poi ha aperto la porta e allungato docilmente i polsi alle manette. La sua unica preoccupazione è stata per Franco, il pitbull di cui si prenderà cura adesso la fidanzata. A onor del vero anche degli agenti che si erano premurati di portare appetitose salsicce per calmarne i bollenti spiriti. Insieme all'arresto è partita anche una denuncia, sempre un anarchico, sicuramente presente al momento degli scontri, le cui responsabilità sono ancora da focalizzare.

Dunque per questura e procura non ci sono dubbi. L'energumeno con la barbetta bionda che alza un nodoso randello per colpire il funzionario a terra è Marco Ventura, 28 anni. Lo si vede in primo piano, in un fotogramma che hanno fatto il giro del mondo. È la fase finale di una concitata azione, protagonista Antonio D'Urso, vice questore aggiunto, dirigente del commissariato Quarto Oggiaro, in servizio di ordine pubblico il pomeriggio del 1° maggio. Il funzionario aveva adocchiato una manifestante particolarmente focosa, Anita Garola, e aveva cercato di acchiapparla mentre si cambiava in un giardinetto. Quel che segue è immortalato in una serie di scatti. Una tuta nera placca il poliziotto in pieno stile rugbistico, i due rotolano a terra e da un cespuglio esce un «barbetta», sciarpone al collo, cappellino calato sugli occhi. Sembra il più determinato di tutti e inizia a colpire il poliziotto con un nodoso randello. Una «aggressioni collettiva, connotata da estrema violenza, che ha oltrepassato di gran lunga il fine di impedire l'arresto della Garola» commenta il pubblico ministero nel firmare l'ordine d'arresto. In effetti Ventura si accanisce mirando alla testa del poliziotto. E se D'Urso non avesse avuto il casco, l'accusa per lui non sarebbe limitata a «resistenza e lesioni aggravate» ma avrebbe potuto essere tentato omicidio. O peggio.

Ventura capisce di averla fatta grossa, ha agito a volto scoperto ed è assai noto nell'ambiente della sinistra radicale: alle spalle ha una lunga sfilza di reati «di piazza». Vive in una casa pubblica occupata in via Bobbio in porta Genova, non lontano da San Vittore. Quando si dice la combinazione. Dove l'altra mattina gli agenti della Digos sono andati a prenderlo, manette in una mano, salsicce per «Franco» nell'altra. Nessuno dei due ha fatto storie. «E il mio cane?», ha chiesto con una certa apprensione. Se ne occuperà la fidanzata.

Ma la «caccia» agli aggressori di D'Urso continua. Guardando con attenzione le foto dell'aggressione, sullo sfondo è apparso anche un altro anarchico, un 25enne di Rho. Fa parte di «Proprietà Pirata Riot» un gruppo di «randagi» che passa da un'occupazione all'altra, collezionando denunce. «Non c'è, si trova all'estero» hanno risposto i genitori quando ieri gli agenti hanno suonato alla porta per consegnare la denuncia e perquisire casa. Forse, come Ventura, ha temuto di essere riconosciuto e «s'è dato». Per il momento contro di lui le prove sono più labili.

Sicura la sua partecipazione all'agguato, meno al feroce pestaggio.

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