Politica

Di Battista finge la ritirata per restare in prima fila

Dietro il passo indietro, il lancio del nuovo libro e la volontà di non bruciarsi alle spalle di Di Maio

Di Battista finge la ritirata per restare in prima fila

Sì, viaggiare. Un figlio, un libro, la «voglia di girare il mondo», questo, dice Alessandro Di Battista, il cocktail di motivi che lo ha spinto ad annunciare che non si ricandiderà. Proprio lui, il dirigente grillino più amato dalle folle, il più bravo dopo Grillo ad incendiare le piazze, il più movimentista, il più allergico alla disciplina di gruppo e alle liturgie parlamentari, farà dunque un passo indietro. O forse solo di lato, anche se, giura, «nella mia scelta non ci sono dietrologie politiche».

Ma siccome in Italia nessuno fa mai nulla per caso, ecco che si è scatenata la caccia al «cosa c'è sotto». E così, mentre il web a cinque stelle già lo piange, il Fatto quotidiano lo esalta ed Enrico Mentana lo indica come esempio da seguire perché «fuori dai Palazzi c'è la vita», sono in molti a vedere invece nel gesto alla Cincinnato, alla Guevara o alla Veltroni del Dibba calcoli precisi e tatticismi da Prima Repubblica. Certo, ci si chiede, un figlio ti rovescia l'esistenza e i parametri dei valori, però siamo sicuri che davvero voglia mollare tutto? Quanto a viaggiare, soprattutto in motocicletta come piace a lui, è bellissimo, ma insomma, è questo che vuole fare da grande?

Poi c'è il libro, un'autobiografia, che mescola la sua esperienza nel M5s, la paternità e altre varie passioni, uscirà presto per i tipi di Rizzoli. L'annuncio è quindi un ottimo lancio pubblicitario. E sarà proprio il lauto anticipo della casa editrice, che aveva già pubblicato il suo precedente volume, assieme ai guadagni di quest'ultima fatica intellettuale, a permettergli di compensare in parte la perdita del cospicuo stipendio da parlamentare.

Ma in ballo non c'è solo la nascita di uno scrittore di successo. Infatti dal punto di vista politico bisogna considerare che in questa tornata elettorale M5s ha deciso di puntare sull'amico-rivale Luigi Di Maio, da settimane in ballo come candidato premier. Quindi, che senso avrebbe fare il numero due, il coprotagonista quando l'attor giovane sarà Giggino? Meglio fare il gesto nobile e passare un giro, magari presto ce ne sarà un altro. Fantapolitica? Fino a un certo punto. Di Battista non si ricandiderà, però non lascerà l'impegno politico, anzi parteciperà attivamente alla campagna elettorale dei Cinque Stelle. Lo rivedremo sul palco accanto a Di Maio impegnato in un'attività che gli riesce bene, scaldare le folle per conto dell'algido Giggino. I vertici della Casaleggio&Co sono stati avvisati per tempo. «Nessun dissidio con Beppe Grillo e con Luigi Di Maio», precisa Dibba.

Senza contare che il prossimo Parlamento potrebbe durare poco: in caso di pareggio e di ingovernabilità forse soltanto alcuni mesi. E allora il «Che di Roma Nord», non avendo consumato la seconda legislatura prevista come tetto dal regolamento interno, potrebbe avere la sua seconda occasione. Di Maio dovrebbe farsi da parte e lui essere acclamato leader per acclamazione. Intanto si sposta dal centro della scena per «fare politica a modo mio» e ottiene pure l'applauso dei nemici. «È simpatico, a differenza di Di Maio - commenta Matteo Salvini - gli auguro le migliori fortune».

E Roberto Giachetti: «Grande rispetto per una scelta umana».

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