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Battisti arrestato: sarà espulso dal Brasile

Al momento del fermo il terrorista dei Pac era con moglie e figlia, potrebbe essere trasferito in Francia. Il legale annuncia ricorso

Battisti arrestato: sarà espulso dal Brasile

Cesare Battisti di nuovo in Italia? Ipotesi difficile, nonostante l'arresto di ieri in Brasile. L'estradizione del terrorista nel nostro Paese - dove su di lui pendono quattro condanne all'ergastolo per altrettanti omicidi, compiuti tra il 1978 e il 1979 - sembra ancora un miraggio.

Dieci giorni fa un tribunale federale brasiliano aveva deciso l'espulsione di Battisti, negandogli il rinnovo del permesso di soggiorno in relazione alla sua vicenda dei documenti falsi con la giustizia verdeoro. Ieri un nuovo tassello nella vicenda: l'ex militante dei Pac (Proletari armati per il comunismo) è stato arrestato dalla polizia federale nella sua casa di Embu das Artes, nello stato di San Paolo. Al momento dell'arresto era in compagnia della moglie e della figlia. Secondo quanto si è appreso, all'arresto, eseguito ai fini dell'espulsione, ha collaborato attivamente lo Scip della Criminalpol tramite il suo ufficiale di collegamento in Brasile, coordinato da Roma. La polizia federale ha poi spiegato che l'ex terrorista sarà custodito nel comando regionale di San Paolo fino alla sua espulsione, probabilmente in Francia, mentre il legale di Battisti, Igor Tomasauskas, si limitava a spiegare di non aver «ancora capito cosa è successo, sto cercando di avere informazioni per poter difendere il mio cliente». Il giudice della Corte Federale di Brasilia, Adverci Tariffe, ha determinato l'espulsione di Battisti entro il 26 marzo, mentre resta una nebulosa il Paese di destinazione: l'ipotesi più accreditata - secondo quanto si apprende - è che Battisti venga spedito nel Paese che aveva accolto l'ergastolano fino alla fuga oltreoceano nei primi anni del 2000.

Potrebbe così conoscere presto la parola fine la fuga del terrorista evaso dalle prigioni italiane nel 1981 e rifugiatosi per oltre trent'anni tra Messico, Francia e Brasile. Nel 2009 proprio il governo brasiliano aveva concesso lo status di rifugiato politico all'ex militante dei Proletari armati per il comunismo e, il giorno prima di lasciare l'incarico di presidente del Brasile, Lula aveva respinto la richiesta di estradizione fatta dall'Italia. Richiesta che era tornata d'attualità a Palazzo Chigi già dalla decisione del tribunale federale dei giorni scorsi. «Il ministero ha attivato tutti i canali diplomatici. Aspettiamo di capire le conseguenze di una sentenza che non è definitiva e di sapere in che Paese sarà espulso ma se il provvedimento sarà confermato, auspichiamo che consenta di dar luogo a una richiesta di estradizione, che abbiamo già fatto da tempo», aveva prontamente spiegato il Guardasigilli Andrea Orlando. La notizia della possibile espulsione di Battisti era stata accolta con favore anche da Alberto Torreggiani, figlio di una delle vittime dell'ex terrorista, che aveva chiesto «la riapertura della procedura di estradizione».

Che, probabilmente, ha mosso un altro passo in avanti.

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