Economia

La Bce ci ha dato liquidità ma l'economia vera non lo sa

Unimpresa: le nostre banche hanno avuto più di 850 miliardi, i prestiti a famiglie e imprese sono scesi di 16

La Bce ci ha dato liquidità ma l'economia vera non lo sa

La Brexit ha riaperto il dibattito sui benefici derivanti dall'appartenenza all'Unione europea. Vincoli di bilancio e norme di complessa decifrazione dovrebbero trovare un contraltare in un mercato aperto che dispensa soddisfazioni a cittadini e imprese. Invece, non è così: anche quando le istituzioni come la Bce si impegnano per garantire liquidità al sistema produttivo gli effetti sono modesti se non negativi. Il Quantitative Easing ha attenuato le pressioni sugli spread, soprattutto nei Paesi periferici come Italia e Spagna, ma le aste di rifinanziamento a tasso zero per le banche finora hanno ottenuto esiti modesti, soprattutto da noi. Gli istituti partecipano, ma poi difficilmente l'ammontare dei prestiti si incrementa di pari passo. Sia perché i fondi sono assegnati a durate non compatibili con quelle dei mutui (4 anni contro un minimo di 10 anni) sia perché quel denaro serve per aumentare il cuscinetto di liquidità richiesto alle banche stesse per rientrare nei rigidi parametri patrimoniali.

Il rapporto «Europa, finanza, imprese, famiglie», realizzato dal Centro studi di Unimpresa, ha analizzato gli esiti delle aste effettuate dalla Banca centrale europea da dicembre 2013 ad aprile 2016, con particolare riguardo agli effetti sul sistema finanziario italiano. In particolare, i nostri istituti hanno ottenuto dalla Bce oltre 850 miliardi di euro in meno di due anni e mezzo. Questo non è bastato per aumentare i prestiti alle famiglie e alle imprese, dando un impulso positivo al ciclo economico. La liquidità «prelevata» dall'Eurotower non è stata «girata» all'economia reale perché, nello stesso periodo, i finanziamenti al settore privato sono calati di oltre 15 miliardi. Gli istituti di credito del nostro Paese, in particolare, hanno incassato il 31% dei 2.769 miliardi complessivamente messi in circolazione dall'Eurotower nell'ambito delle cinque finestre di rifinanziamento; nelle sole operazioni di lungo periodo (Ltro e Tltro), le banche della Penisola hanno ricevuto 793 miliardi su 2.290 miliardi (34%). Lo stock di crediti ad aziende e cittadini è invece sceso, in totale, da 1.416 miliardi a 1.400 miliardi: sono diminuiti di 30 miliardi i crediti alle imprese; mentre sono saliti di 14,9 miliardi i finanziamenti alle famiglie, trainati dalla ripresina del credito al consumo (+24 miliardi). In particolare, i finanziamenti a breve termine (fino a 1 anno) alle aziende sono diminuiti nei 16 mesi osservati di 32,6 miliardi (-10,67%) da 305,5 miliardi a 272,9. Il dato preoccupa perché i fondi assegnati con le operazioni Ltro e Tltro sono adatti a «coprire» finanziariamente le erogazioni che hanno durata breve.

La speranza è che i 399,3 miliardi assegnati dalla Bce venerdì scorso nell'asta Tltro II possano sortire effetti migliori rispetto al passati grazie alle misure straordinarie volute dal presidente della Bce, Mario Draghi. Le nuove regole, infatti, prevedono una remunerazione per le banche che aumentano i prestiti a imprese e famiglie.

Il 24 giugno Unicredit ha prelevato 26 miliardi e Intesa 36 miliardi, aumentando le rispettive esposizioni verso la Bce di 8 miliardi.

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