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La Bce tiene il punto: i patti vanno rispettati

Nuovo appello all'Eurozona. Oggi parla Draghi L'accusa di Juncker: non mantenete gli impegni

La Bce tiene il punto: i patti vanno rispettati

«I taly on my mind». Anche da Bali, dove è presente per gli incontri annuali del Fondo monetario internazionale, Mario Draghi continua a suonare la stessa canzone. Il Belpaese in rotta di collisione con i dogmi dell'Unione europea e irrispettoso di vincoli e impegni non gli piace. Il presidente della Bce parlerà oggi, e qualche indiscrezione rivela che non lesinerà critiche al governo colpevole di «fare danni», come già ebbe a dire a metà settembre. Per ora, è un comunicato dell'Eurotower a mettere in chiaro come da Francoforte viene vista la faccenda. Dice: «La crescita ampia e attualmente in corso richiede la ricostituzione dei buffer fiscali. Questo è di fondamentale importanza nei Paesi in cui il debito pubblico è elevato e per i quali la piena adesione al Patto di stabilità e crescita è fondamentale per avere bilanci sani». Per quanto fonti della Bce abbiano escluso qualsiasi riferimento al Belpaese, è evidente che queste parole chiamano in causa gli sforamenti di bilancio previsti nella manovra, con implicito riferimento a quel deficit al 2,4% necessario per finanziare riforma della legge Fornero, reddito di cittadinanza e flat tax (seppure annacquata).

I mercati, nelle ultime settimane, stanno dicendo - con il linguaggio spesso brutale dei numeri - le stesse cose. Con il calo dello 0,52% di ieri, Piazza Affari ha bruciato il 5% nell'ultima settimana (la peggiore da novembre 2016), tornando sui livelli di marzo del 2017 anche per effetto dell'andamento dello spread, risalito fino a oltre quota 309 (dai 305 di giovedì). Gli investitori sono consapevoli del fatto che sta per venir meno lo scudo della Bce con cui è stata protetta la penisola negli ultimi anni. E che Draghi non ci farà un ultimo regalo prima di lasciare, nel novembre 2019, la poltrona presidenziale. Le voci raccolte giovedì scorso dalla Reuters da fonti dell'Eurotower vanno proprio in questa direzione: in caso di problemi di liquidità da parte del governo e delle banche italiane, la Bce lancerà una ciambella solo se sarà stato concordato un piano di salvataggio con l'Unione europea. Ciò significherebbe il commissariamento del Paese, costretto a sottostare a regole di bilancio stringenti e ad attuare riforme tutt'altro che indolori. L'esatto contrario degli obiettivi dell'esecutivo gialloverde.

Quella dell'ex governatore di Bankitalia è una visione macroeconomica condivisa dal Fmi. Già l'altro ieri il direttore del Fondo, Christine Lagarde, aveva invitato il nostro Paese a «rispettare le regole del gruppo» in termini di disciplina fiscale. Ieri il responsabile Europa del Fmi, Poul Thomsen, è tornato sull'argomento con una piccola variazione sul tema: per l'Italia «non è il momento di rilassarsi sulle politiche fiscali». Quanto al budget tricolore, «va in direzione opposta ai suggerimenti del Fondo».

In questo fuoco di sbarramento contro la manovra non potevano mancare le pallottole di Jean-Claude Juncker, peraltro il bersaglio preferito dei due vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Il presidente della Commissione Ue è tornato sulla questione della spesa in disavanzo che la Francia ha effettuato per anni. «Il livello di indebitamento dell'Italia - ha spiegato Juncker - è molto più elevato di quello della Francia», che «non ha fatto nulla che avrebbe accresciuto il suo deficit.

Ha sempre rispettato la sua parola, l'Italia invece non la rispetta», nonostante l'attivazione di una clausola di investimenti e un'altra sulle riforme strutturali che le ha consentito di «spendere 30 miliardi di euro in più di quanto avrebbe potuto fare se avessimo applicato meccanicamente le regole».

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