Cronache

Bebè soffocato dal rigurgito a casa della baby sitter

La peruviana accudiva il neonato di 45 giorni insieme al fratellino. I sospetti: un asilo abusivo

Bebè soffocato dal rigurgito a casa della baby sitter

Ha appena 45 giorni il bambino morto ieri al quartiere Giambellino di Milano. Il piccolo, di origine bosniaca, come tutti i giorni lavorativi successivi a poco dopo la sua nascita, era stato affidato dai genitori a una donna peruviana di 33 anni che abita in un appartamento all'ottavo piano di uno stabile e che si occupava già da tempo in precedenza anche del fratellino del neonato, un bimbo di un anno mezzo. Qualche minuto prima delle 13.30 la sudamericana si è accorta che il maggiore dei fratelli stava piangendo, quando si è recata nella stanza dove si trovavano entrambi i bambini, si è accorta che il neonato non respirava più e, in preda alla disperazione, ha chiamato il 118. Una volta sul posto i sanitari hanno tentato di rianimare il piccolo per oltre mezz'ora ma senza successo, quindi volevano raggiungere l'ospedale Buzzi. Purtroppo il bambino è morto durante il tragitto in ambulanza.

Secondo il 118 e i primi accertamenti del medico legale, il neonato sarebbe deceduto per cause naturali, soffocato da un rigurgito. Tuttavia ancora non si può escludere che si possa essere trattato di un caso di «morte in culla», cioè l'improvviso decesso di un neonato sano durante il sonno per cause che ancora non sono state ben chiarite dalla comunità medica e scientifica internazionale e che si i verifica, soprattutto, nei primissimi mesi di vita del bambino (soprattutto tra i 2 e i 4 mesi) e, dai dati statistici raccolti finora, sembrerebbe interessare maggiormente i maschietti, spesso quelli nati prematuramente. Domani l'autorità giudiziaria stabilirà la data dell'autopsia.

Il «giallo», se così vogliamo definire i dubbi che ieri hanno interessato i carabinieri della compagnia «Porta Magenta» impegnati sul caso, per il momento riguarderebbero esclusivamente la natura dei rapporti tra i genitori del bambino - lui un 37enne con alle spalle qualche infrazione del codice della strada, lei una 33enne con precedenti per furto - e la peruviana che si occupa dei loro figli. In un primo tempo, infatti, ieri, alcuni vicini della donna avevano ventilato la possibilità che la sudamericana gestisse nel proprio appartamento addirittura una sorta di asilo abusivo. Ipotesi sfumata con il passare delle ore anche grazie alla più attendibile testimonianza della portinaia del palazzo (suffragata pare dai genitori dei piccoli e da altri vicini ancora) che sostiene di aver visto la peruviana accudire sempre e solo i due fratellini, il primo già da tempo, l'altro poco dopo la sua nascita. La baby sitter, quindi, ieri è stata portata in caserma dove ha cercato di spiegare nei dettagli l'accaduto. I militari stanno cercando di capire ora solo se la donna fosse una figura, per così dire, professionale e quindi pagata dai genitori o una semplice amica che riceveva un compenso dai due bosniaci per badare ai figli.

La coppia, rintracciata subito dopo il decesso del loro bambino, risulta abitare in zona, ospite di amici.

Commenti