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Berlusconi agli alleati: "No a inciuci con il Pd". Ma frena sul voto subito

La linea del Cavaliere: "Il centrodestra vincente non si basa sulle paure". Duello Salvini-Maroni

Berlusconi agli alleati: "No a inciuci con il Pd". Ma frena sul voto subito

Roma - Berlusconi non vuole lo strappo con gli alleati e assicura: niente patti col Pd. Ma Salvini scalpita: ora basta, venga con noi anti-euro. Il giorno della manifestazione a Roma dei sovranisti il Cavaliere concede un'intervista al Messaggero che vuole essere un messaggio rassicurante per Lega e Fratelli d'Italia. Salvini e Meloni lo accusano tra le righe di volere l'inciucio con il Pd? Berlusconi risponde così: il Pd e Forza Italia sono naturalmente alternativi. Sento parlare sempre più spesso di grande coalizione dopo le elezioni. È un'idea sbagliata, le grandi coalizioni sono una patologia del sistema democratico». E ancora, più chiaro: «Il nostro obiettivo è vincere le elezioni nell'ambito di un centrodestra che per essere vincente deve basarsi non sulle paure ma sulla serietà, la concretezza, sulla politica del fare, sul rinnovamento». Insomma, centrodestra ma moderato e non populista e demagogico. Cerca di buttare acqua sul fuoco delle polemiche interne e tira le orecchie al leader del Carroccio: «Il compito del centrodestra non è quello di vivere di provocazioni, di piccole manovre tattiche o di risse interne. È quello di spiegare agli italiani come si esce dalla crisi. Vorrei parlare di questo, di cose concrete, non di piccole beghe personalistiche, che non interessano né me né gli italiani». Tutto a posto? Nient'affatto. I nodi relativi alla leadership, ai tempi per andare alle urne, all'uscita dall'euro, restano irrisolti. Il Cavaliere vuole andare al voto ma non prima che il Parlamento abbia armonizzato la legge elettorale tra Camera e Senato. È la «linea Mattarella» che però presuppone tempi più lunghi. Paolo Romani spiega: «È pericoloso che si voti con due leggi, una con un criterio maggioritario, l'altra con uno puramente proporzionale e con soglie di sbarramento diverse. Rischieremmo l'ingovernabilità. Il Parlamento può fare velocemente; sento parlare di giugno come data possibile da parte di tutti. Al di là dell'ipocrisia e della propaganda, a mio avviso abbiamo tranquillamente il tempo anche per quella scadenza di fare una legge elettorale nuova».

Salvini, tuttavia, resta scettico e continua a punzecchiare l'ex premier: «Berlusconi non può dire che bisogna andare a votare subito e contemporaneamente affermare che occorre prima però cambiare la legge elettorale in Parlamento. Chi dice questo vuole solo tirare a campare». E ancora: «Sull'euro Berlusconi ormai deve decidere ed essere chiaro: o sì o no. Non possiamo più aspettare. Vogliamo un'uscita dall'euro concordata e coordinata con gli altri paesi europei. Ci mettiamo intorno ad un tavolo e decidiamo insieme». Parole ruvide, come al solito; anche se non tutta la Lega spinge per la rottura con gli azzurri. Maroni è tra questi: «Siamo al lavoro con convinzione per avere il centrodestra unito e competitivo», assicura. E una mano tesa arriva anche da Giorgia Meloni: «Il fronte sovranista deve andare oltre al vecchio centrodestra. E Berlusconi è probabilmente il primo in Italia ad essere stato definito populista. Quindi forse è più sovranista di quanto lui stesso pensi. Vediamo poi come andrà».

Insomma, il centrodestra si sforza di stare assieme e anche Schifani spiega: «Tocca a noi proporci, non commettendo l'errore di dividerci su temi tattici ma elaborando un programma condiviso».

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