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Berlusconi apre il fronte del no I motivi per bocciare le riforme

Oggi si presenta ufficialmente il comitato presieduto da due ex presidenti di Consulta. E Forza Italia non molla sul caso banche: il 26 gennaio mozione di sfiducia al Senato

Berlusconi apre il fronte del no I motivi per bocciare le riforme

Banche e riforme, Berlusconi alza il tiro su Renzi. Impegnato ad Arcore per un incontro con mister Bee per perfezionare l'accordo sul Milan, il Cavaliere dà mandato ai suoi di tallonare il premier su tutti i fronti aperti. Il presidente del Consiglio è particolarmente debole in questa fase e gli azzurri non si lasciano scappare l'occasione di un affondo a 360 gradi. Il capo del governo ha più di un tallone d'Achille e l'ex premier non intende fare sconti: c'è la difficile situazione dei rapporti con l'Europa; c'è il pasticcio sulle banche con gli interventi di Palazzo Chigi sugli istituti di credito; e c'è - nuovo dossier caldo - la battaglia referendaria per scardinare le riforme costituzionali in dirittura d'arrivo.Proprio su quest'ultimo punto, benedicendo l'unità di centrodestra, Berlusconi apre il fronte del «no». Proprio oggi, in Senato, andrà in scena il tridente: i gruppi parlamentari di Camera e Senato di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia saranno compatti per annunciare la nascita del «Comitato per il no» per affondare il ddl Boschi. Presidenti del comitato sono Annibale Marini e Alfonso Quaranta, presidenti emeriti della Corte costituzionale. Saranno in prima fila alla conferenza stampa assieme ad altri giuristi per sostenere le ragioni del «no». La prima scaramuccia con il governo sarà sui tempi: le opposizioni chiederanno che il referendum confermativo si tenga a ottobre e non prima come forse vorrebbe Renzi. Per andare a votare il prima possibile?Nel merito è già pronto il «decalogo del no»: dieci punti per cui gli italiani dovranno affossare la riforma. Eccoli. Primo: perché non si cambia la Costituzione con un colpo di mano di una finta maggioranza; secondo: perché la Costituzione italiana è di tutti; terzo: il referendum non potrà sanare né compensare un vizio di origine; quarto: la Costituzione deve unire e non dividere; quinto: perché il combinato disposto con la legge elettorale porta a un premierato assoluto; sesto: perché saltano pesi e contrappesi; settimo: perché il nuovo Senato è solo un pasticcio; ottavo: perché non funziona il riparto di competenze Stato-Regioni-Autonomie locali; nono: perché si sostituisce il centralismo al pluralismo e alla sussidiarietà, e si crea inefficienza; decimo: perché non si valorizza il principio di responsabilità.Ma anche sulle banche Berlusconi non molla. Sul tema sarà Brunetta a picchiare duro questa mattina alla Camera. Il messaggio berlusconiano: «Forza Italia sta con i cittadini truffati e che dopo l'intervento del governo con il decreto cosiddetto salva-banche si sono trovati con un pugno di mosche in mano. L'obiettivo, comune e concordato, è quello del totale ristoro degli obbligazionisti subordinati truffati». Gli azzurri aspettano Renzi al varco: il 26 gennaio il premier dovrà rispondere personalmente, a Palazzo Madama, a una mozione di sfiducia proprio sul caso banche.Il terzo fronte è la crisi nei rapporti Roma-Bruxelles. Sull'argomento va all'attacco il senatore Marco Marin: «Anche oggi nuovi, pesantissimi strali europei contro Renzi e nuove, implausibili repliche del premier, secondo il quale l'Italia è tornata. La verità è che questo governo non eletto non ha abbastanza voce per farsi sentire e, peggio ancora, non sa proprio cosa dire». Berlusconi, che ne avrebbe di cose da dire sull'argomento, per ora tace. Verrà a Roma oggi, vero. Ma per parlare soprattutto di donne, partecipando alla presentazione del libro di Myrta Merlino Madri. Perché saranno loro a cambiare il Paese. Intanto a Palazzo Madama continua lo scouting di Verdini ai danni di Fi. Girano voci di altre defezioni azzurre: «Sette senatori», azzardano i verdiniani. «No. Forse uno», è la risposta degli azzurri.

Ma del sudoku parlamentare il Cavaliere non si appassiona affatto.

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