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Quirinale, Renzi fa il nome

Il premier cala le carte: il suo candidato è Mattarella. Ma restano i dubbi del Cavaliere

Quirinale, Renzi fa il nome

Siamo al dunque. Oggi ci sarà la prima votazione per l'elezione del nuovo presidente della Repubblica. Povero presidente, ancora non è nato e già ne hanno fatto carne di porco. Renzi fa il duro e fa il nome: voglio Mattarella. Parte dei suoi lanciano in zona Cesarini, e insieme ai grillini, l'ex segretario Bersani. In tanti, a sinistra, invocano Prodi. Berlusconi propone Amato, Lega e Fratelli d'Italia issano la bandiera Vittorio Feltri. Bel casino, insomma, tanto per cambiare. La verità è che l'elezione del presidente della Repubblica è solo un pretesto per regolare conti e impostare future alleanze. L'obiettivo della sinistra non renziana è di scardinare l'odiato patto del Nazareno che ha ridato centralità e potere a Berlusconi. Per questo sono pronti ad appoggiare qualsiasi candidato ostile al Cavaliere. Voterebbero anche Grillo o la Boccassini pur di costringere il leader di Forza Italia a far saltare per ritorsione il patto con Renzi. L'obiettivo di ex e neo comunisti è quello di riportare sotto tutela il premier e l'arma è quella dei franchi tiratori. Ci proponi Amato? Lo impalliniamo. Ci proponi Mattarella? Se sarà appoggiato anche da Berlusconi, lo impalliniamo.

Il bello è che Renzi rischia anche se si sgancia da un accordo con Berlusconi (che su Mattarella ha molti dubbi). Quale occasione è infatti più ghiotta per la minoranza Pd di impallinare non il candidato ma Renzi stesso. Come? Facendogli credere di seguirlo su un nome che poi nel segreto dell'urna farà la fine di Prodi. Uno scherzo che costò la segreteria a Bersani e che domani potrebbe ripetersi con il premier-segretario.

Più che il presidente, Renzi in queste ore deve scegliere se continuare il suo percorso di apertura al mondo liberale oppure trincerarsi nel bunker comunista di Bersani e soci, magari con i fuoriusciti grillini a fare da Ascari (gli indigeni africani inquadrati nell'esercito italiano all'epoca coloniale) nelle battaglie parlamentari. A lui la scelta. C'è chi sostiene che l'abbia già fatta (e concordata con Berlusconi) e che il caos di queste ore sia quindi solo cortina fumogena. Altri dicono che sia invece pronto a scendere dal pullman del Nazareno, usato per percorrere comodo il primo tratto di strada, senza peraltro - a questo punto - pagare il biglietto.

C'è di buono che non ha ancora detto: «Silvio, stai sereno».

 

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