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Berlusconi coinvolge la Lega: ora un programma comune

Il Cavaliere sponsorizza un'alleanza con Salvini su basi certe ma resta freddo su un ritorno in Forza Italia degli alfaniani

Berlusconi coinvolge la Lega: ora un programma comune

Roma - Berlusconi spinge affinché si apra un cantiere con la Lega. Sebbene, come dice il capogruppo alla Camera Renato Brunetta, con il Carroccio ci sia una «ruvida collaborazione», il Cavaliere è convinto che con l'alleato storico «si debba andare d'accordo». D'altronde Forza Italia ha bisogno della Lega esattamente come la Lega ha bisogno di Forza Italia. Restano i punti d'attrito, tutti riassumibili nei rapporti di forza: ognuno vuole massimizzare i risultati di una possibile intesa che, in ogni caso, Berlusconi benedice. Presto si aprirà un tavolo per mettere nero su bianco un vero e proprio programma comune su immigrazione, fisco, lavoro, Europa. L'idea è quella di fare una sintesi tra le varie proposte in campo; il tutto con l'apporto di autorevoli esponenti internazionali, massimi esperti dei vari settori. Un cantiere che dovrà partorire un «patto d'acciaio» tra Salvini e Berlusconi esattamente come accadde ai tempi di Bossi. Questo è l'obiettivo anche se la strada non è in discesa. Pesano gli accordi per le prossime amministrative, con l'immancabile duello sui candidati; e le ambizioni di Salvini che spesso utilizza toni sprezzanti quando parla degli azzurri.

Riguardo al primo nodo si è ancora in alto mare: ognuno indicherà un proprio candidato di bandiera con la speranza di trovare la quadra più in là. Su Milano, il Comune più importante chiamato alle urne in primavera, il Carroccio continua a fare il tifo per Paolo Del Debbio e il leader della Lega giura: «Proverò ancora a convincerlo - dice Salvini - perché conosce e ama la città, ed è lontano alle beghe di partito». Ma il diretto interessato continua a dire di non essere interessato. Non trovano conferme le voci secondo cui gli azzurri potrebbero lanciare la candidatura del capogruppo al Senato Paolo Romani.

Riguardo alle personali ambizioni di Salvini, lo stesso pare frenare sulla sua persona, lanciando invece il governatore del Veneto, Luca Zaia: «Non mi sento il leader del centrodestra né di altro - dice Salvini -. Sono una persona normale e se gli italiani, così come sembrano dire i sondaggi, accordano fiducia a me e alla Lega significa che hanno bisogno di normalità. Il mio obiettivo politico è mandare a casa Renzi, non andare al governo. Come premier vedrei molto bene Zaia, ci metterei la firma domani».

Al di là della questione della leadership, il Cavaliere - che oggi rientrerà a Roma per incontrare i big del partito - benedice la sponda con il Carroccio e vuol far sapere che la linea di Fi è convintamente anti Renzi. Anche sulle riforme: lo ribadisce in maniera netta Romani quando giura che «la totale indisponibilità del Pd ci trova sgomenti. Resta, quindi, il “no” di Forza Italia. Il governo vuole andare alla conta? Spero faccia bene i conti». Romani, così come Calderoli, è convinto che Renzi ostenti una sicurezza che non ha. I numeri sono più che mai ballerini posto che - giurano ambienti berlusconiani - almeno 10 alfaniani sono pronti a dare pollice verso al nuovo Senato. Vero è, tuttavia, che Verdini continua a fare pressioni su qualche azzurro dubbioso ma il suo lavoro di stalking avrebbe conquistato solo un paio di senatori, non di più. Basteranno a Renzi?

A proposito di Ncd, invece, dal Cavaliere ci sarebbe stata freddezza attorno all'ipotesi di un ritorno in massa degli alfaniani.

Come a dire: se si rendono conto di aver sbagliato, ben venga; ma non pensino di ottenere ricandidature certe dopo aver tradito.

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