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Berlusconi dialoga con Salvini: "Già d'accordo sulla flat tax"

Mano tesa alla Lega: "Il partito più forte sceglierà il leader". E Parisi sfida Renzi a un confronto pubblico

Berlusconi dialoga con Salvini: "Già d'accordo sulla flat tax"

«D entro una coalizione è il partito più forte ad aver diritto di scegliere il leader. In questo momento la Lega e Forza Italia nei sondaggi sono praticamente sullo stesso piano, ma le posizioni saranno determinate al momento delle elezioni».
Silvio Berlusconi tiene vivo il dialogo con Matteo Salvini e continua a lavorare per legare insieme le varie anime del centrodestra. L'atteggiamento resta costruttivo, la volontà di rilanciare un rapporto organico e programmatico con il Carroccio e Fratelli d'Italia è intatta. Un dialogo confermato anche dalle anticipazioni del nuovo libro di Bruno Vespa - C'eravamo tanto amati - in cui il presidente di Forza Italia rivela di essere pronto a varare con il numero uno del Carroccio la flat tax. Se il leader del Carroccio insiste per il 15% e indica - sempre nel libro di Vespa - le modalità per recuperare i 63 miliardi occorrenti, Berlusconi spalanca la porta sul tema. «Nei nostri incontri non abbiamo indicato la soglia definitiva dell'aliquota ma concordiamo sul principio» assicura. «La riorganizzazione dello Stato porterà a risparmi che ci consentiranno di applicare un'aliquota comunque interessante».
Restando in campo economico Berlusconi ha le idee chiare sulla questione, a lui cara, della sovranità monetaria. «Stati Uniti, Gran Bretagna, Giappone e Cina sono usciti dall'ultima, lunga crisi perché hanno stampato moneta. Il premier giapponese Shinzo Abe ha raggiunto addirittura il 20% del Pil. Con lo stesso criterio, noi avremmo potuto stampare più di 350 miliardi di euro. E l'inflazione in Giappone è aumentata solo del 3,5%, un buon lievito per l'economia. Dobbiamo agire su due fronti - avverte l'ex premier - Da un lato rendere l'euro competitivo con le altre valute, dall'altro affiancarlo a una moneta nazionale aggiuntiva. Inoltre dobbiamo ottenere una revisione del bail in, un rischio per i risparmiatori che depositano i soldi in banca».
Ragionamenti e approfondimenti sul futuro dell'Europa cedono, però, il passo all'attualità del referendum. Se Matteo Renzi continua a cavalcare la strategia del «nuovo contro vecchio», scegliendosi i contendenti dei vari faccia a faccia, Stefano Parisi lancia il guanto di sfida. «Basta scegliersi gli interlocutori» dice al Giornale «tra rottamati ed esponenti della Prima Repubblica. Se il premier vuole io sono pronto a sfidarlo a un confronto pubblico sul ddl Boschi, ma anche sugli effetti reali delle sue riforme economiche che non hanno prodotto alcun risultato e sulla sua politica estera».
Si muove anche Berlusconi che a Villa Gernetto venerdì si è concesso per una intera giornata a una trentina di rappresentanti del territorio. L'obiettivo? Spiegare le ragioni del «No», un lavoro corredato da un opuscolo fatto stampare ad hoc. Berlusconi vuole sfruttare al meglio le «potenzialità inespresse» degli amministratori. Tra i convocati Alessandro Cattaneo, Guido Castelli, il sindaco di Cividale del Friuli, Alessandro Balloch, il sindaco di Avola, Luca Cannata, consiglieri regionali come Gianpiero Zinzi, Stefano Mugnai ed Elena Donazzan, comunali come Andrea Tronzano e Pietro Tatarella, Marco Bestetti dei giovani di Fi. L'obiettivo è ribaltare lo «schema Renzi» mettendo in campo testimonial del territorio. Mercoledì su Sky andrà in scena un confronto tra il sindaco di Firenze Nardella e quello di Ascoli, Castelli.

Un appuntamento, quello di Villa Gernetto, che si ripeterà presto e sarà centrato anche sul partito.

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