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Berlusconi dice stop: "No al maggioritario". Forza Italia si ricompatta

L'alt del leader anche sulle preferenze. E avverte: sul proporzionale non arretriamo

Berlusconi dice stop: "No al maggioritario". Forza Italia si ricompatta

Berlusconi taglia la testa al toro e detta la linea: no al maggioritario. Neppure nella versione annacquata del cosiddetto «verdinellum» che prevedeva un sistema misto: 50% maggioritario, 50% proporzionale. Il Cavaliere spiega le sue scelte dinnanzi al comitato elettorale azzurro composto dai due capigruppo di Camera e Senato, Renato Brunetta e Paolo Romani, Roberto Occhiuto, Lucio Malan, Andrea Orsini e Gregorio Fontana. Un summit durato più di due ore che mette fine alle ipotesi più disparate che circolavano nelle ultime ore. Si decide poi di diramare una nota nella quale si specifica qual è la posizione ufficiale del partito. Ecco la dichiarazione finale: «Nel corso della riunione - si legge nel comunicato - si sono ribaditi i criteri che Forza Italia considera necessari per andare al voto: gli stessi dichiarati nel nostro comunicato del 1 febbraio scorso e approvati dai nostri gruppi parlamentari». I punti sono i seguenti: occorre una legge elettorale che consenta un'effettiva corrispondenza fra il voto espresso dagli italiani e la rappresentanza in Parlamento, evitando correttivi maggioritari; Forza Italia ribadisce anche la necessità di leggi elettorali organiche, omogenee e fra loro coerenti, fra Camera e Senato, come più volte raccomandato dal Capo dello Stato; Forza Italia considera necessario che il rapporto fra elettori ed eletti sia garantito attraverso strumenti chiari e realmente efficaci, evitando in ogni caso il ricorso al voto di preferenza.

Insomma, proporzionale puro; linea Mattarella e capilista bloccati. Il verbo berlusconiano così esposto spazza via la lettura secondo cui Forza Italia fosse spaccata proprio sulla legge elettorale. In realtà, tuttavia, è vero che all'interno degli azzurri qualcuno non era così contrario al Mattarellum corretto, nella versione del fifty-fifty. Posizione minoritaria e sostenuta soltanto dal capogruppo al Senato, Paolo Romani. In effetti le aperture al cosiddetto «verdinellum» avrebbero avuto l'effetto di compattare le posizioni con la Lega, favorevole al Mattarellum corretto. Ma il Cavaliere ha detto no: niet ad ogni ipotesi maggioritaria. Così, in commissione Affari costituzionali, l'azzurro Francesco Paolo Sisto può andare con un mandato chiaro e solido: «Il testo base è il testo da cui partire ma noi non faremo un metro indietro dal proporzionale». E ancora: «Diciamo un no deciso a una proposta barbara che ammazza il rapporto tra elettori ed eletto. E ho l'impressione che ci sia qualcosa che non funzioni - aggiunge - si insiste con i colpi di mano e le accelerate. La lezione del 4 dicembre non è servita a nulla. Noi vogliamo il proporzionale dove tanti voti tanti eletti e questo lo ha ribadito anche Berlusconi oggi nella nostra riunione». Si torna pertanto in una situazione di stallo completo posto che il Pd, anche con l'ok di Lega e verdiniani, non avrebbe i numeri per approvare la sua legge. Nettamente contrari restano Forza Italia, Movimento 5 Stelle e pure Fratelli d'Italia che, forse per la prima volta, rompe il tandem con Salvini.

Così, sulla legge elettorale, le posizioni di Forza Italia e Lega tornano a divaricarsi pericolosamente perché Salvini pungola: «Se davvero il Cavaliere vuole l'alleanza con noi deve mollare il proporzionale», ha spesso ripetuto. Si va verso la rottura definitiva, quindi? Non è detto anche perché pure il leader del Carroccio ha le sue spine nel fianco. Quella di Gianni Fava, che lo sfida a duello per la guida del partito; ma anche quella di un big come il governatore lombardo Roberto Maroni.

Berlusconi, però, tiene i nervi saldi e non risponde alle alzate di testa di Salvini. Una cosa alla volta. È la prima è quella di vincere, assieme alla Lega alle prossime amministrative.

Per le politiche c'è tempo.

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