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Berlusconi esulta per Trump. Ma Toti: primarie anche da noi

Il leader di Forza Italia: "Io sono il più leale alleato degli Usa". Il governatore: il nostro candidato non lo sceglierà più lui

Berlusconi esulta per Trump. Ma Toti: primarie anche da noi

Roma - «Al presidente Trump vanno i miei auguri, farà da guida al mondo libero». Silvio Berlusconi attende il pomeriggio per dire la sua sulla vittoria di Donald Trump. Una dichiarazione che è prima di tutto una manifestazione di fiducia verso la democrazia statunitense e il suo ruolo-guida.

«Sono sempre stato e sarò sempre il più leale alleato degli Stati Uniti in Europa, riconoscente al Paese che ha garantito la nostra libertà per tutto il ventesimo secolo. Di fronte alle sfide del 21mo secolo, ai pericoli per pace e sicurezza, all'aggressione del terrorismo e dell'integralismo, ai rischi e alle opportunità per l'economia mondiale, la grande democrazia americana costituisce un punto di riferimento fondamentale per tutti gli uomini liberi», aggiunge Berlusconi, «Sono convinto che il presidente scelto dal popolo americano potrà garantire con autorevolezza ed equilibrio il difficile ruolo degli Stati Uniti come paese-guida del mondo libero».

Il presidente di Forza Italia segue la nottata elettorale di fronte al grande schermo del salone della villa di Arcore. Da appassionato di politica estera e da attore protagonista degli eventi internazionali non vuole perdersi un minuto dello spoglio. Guardando lo scorrere dei risultati nei vari Stati (sembra il 2001 quando vincemmo dappertutto, commenta) riflette sul fatto che il successo di Trump rilancia il modello dell'uomo del fare, smonta l'idea del partito delle tessere. Il Cavaliere è rimasto colpito dalla capacità del tycoon di trasformare l'assenza di un partito su cui poter contare in una forza piuttosto che in una debolezza. In sostanza uno schema in cui il candidato-presidente crea un grande comitato elettorale e si espone in prima persona, incarnando il sentimento dell'antipolitica.

Donald Trump non ha mai nascosto la sua simpatia verso Berlusconi. I like him. I like him. He is a good person, disse lo scorso anno a margine degli Us Open di tennis. Parlando con Alain Friedman aveva elogiato Berlusconi: «Non lo conosco personalmente ma so esattamente chi è e che cosa ha fatto, in fondo siamo entrambi due uomini ricchi prestati alla politica». In precedenza nello scorso luglio in una cena privata a New York all'europarlamentare Fulvio Martusciello aveva espresso il suo apprezzamento per l'ex premier italiano.

In Italia gioisce anche Giovanni Toti. La soddisfazione, espressa su Repubblica.it, si trasforma però in un affondo sulla leadership del centrodestra. La vittoria di Trump equivale alla «caduta di un muro», alla «possibilità che i populisti possano governare anche in Italia». Il governatore proietta il risultato sulla governance del centrodestra. «Il Pdl aveva il 40%. Oggi non è più così. Nessun leader ha la forza di proporre se stesso o nominare qualcun altro, Berlusconi compreso. È caduto il muro alla Casa Bianca, deve cadere anche qui». Toti vede in «Trump l'innesco per un cambiamento», un apripista verso le primarie del centrodestra. «Marchini a Roma prova che non c'è bisogno di uomini della provvidenza. Non esistono maghi Merlino in grado di inventarsi cose nuove. Avremo il nostro Pantheon. Berlusconi rimane il fondatore, l'ideologo e il leader di una forza politica importante.

Ma le scelte si fanno dal basso».

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