Politica

Berlusconi invoca le urne: "Unica soluzione per Roma"

L'ex premier boccia l'ipotesi commissariamento, Forza Italia diserta il Consiglio. L'ex pm Grasso adesso si scopre garantista: "Lo scioglimento? Serve ben altro"

RomaCapitale corrotta, nazione infetta. Dal 1956 a oggi il tempo sembra non essere passato. E l'immagine che della Roma del boom economico ci forniva allora Manlio Cancogni ritorna impietosa a inquietare i pensieri dei paladini della democrazia. Da più parti sono in molti a chiedere che la spugna venga gettata e si rimetta il mandato ai cittadini di rinnovare i vertici e la rappresentanza popolare.

Tra questi anche Silvio Berlusconi. «Ritengo che di fronte alla situazione che sta emergendo nell'inchiesta sulla gestione del Comune di Roma - commenta il leader di Forza Italia - le forze politiche debbano reagire con determinazione e urgenza. Sono convinto che l'unica soluzione accettabile sia quella di uno scioglimento immediato del Consiglio comunale procedendo conseguentemente alla convocazione di nuove elezioni. Tutte le altre soluzioni prospettate in queste ore, compresa quella della nomina di un commissario, non mi sembrano né adeguate né percorribili». In questo senso la proposta del Cavaliere supera quella lanciata solo 48 ore fa dai grillini. Per i vertici del Movimento 5 Stelle, infatti, la soluzione - appena scoppiato il caso dell'indagine «Mondo di mezzo» - è il commissariamento dell'amministrazione capitolina. Ipotesi, per altro, ancora non del tutto archiviata, almeno secondo le dichiarazioni del ministro dell'Interno Angelino Alfano.

Berlusconi dà comunque una motivazione forte al ricorso alle urne. Si tratta di un'opportunità più unica che rara per i partiti di dare un segnale forte all'elettorato costruendo liste con volti nuovi e sicuramente escludendone indagati e tutti quelli che anche indirettamente sono stati coinvolti. Intanto il gruppo di Forza Italia in Campidoglio ha annunciato, conseguentemente, che non parteciperà all'elezione del nuovo presidente del Consiglio comunale. Posto reso vacante dalle dimissioni avanzate da Mirko Coratti (Pd), uno degli indagati dell'inchiesta. «Forza Italia ritiene questa consiliatura conclusa - spiega il vice coordinatore regionale di Forza Italia, Giordano Tredicine - e l'ipotesi migliore per la città di Roma e per i romani è ridare la parola agli elettori». Insomma è inutile votare per una carica istituzionale di una «consiliatura morente».

Anche Renato Brunetta invoca le urne per la Città eterna e della stessa opinione è pure Alfio Marchini, il cui gruppo si asterrà dal voto per il sostituto di Coratti. La palla ora passa al Pd, che in Campidoglio, come alla Regione, «dà le carte». Il nuovo commissario della Federazione romana, Matteo Orfini, getta acqua sul fuoco: «Macché commissariamento, macché elezioni!». Sulla stessa linea il presidente del Senato Pietro Grasso: «Il Comune di Roma mi pare sia assolutamente al di fuori di queste tematiche, solamente alcuni sono coinvolti. Per sciogliere un Comune ci vuole ben altro». Gli fa eco il sottosegretario Graziano Delrio («Non esiste il commissariamento»). Ma anche all'interno del Pd iniziano a venire fuori i primi distinguo come quello di Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare antimafia: «Non ci sarebbe mafia se non ci fosse la politica che la copre.

Mi auguro che si lavori accanto alla magistratura, senza interferire, ma si facciano anche inchieste interne».

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