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Berlusconi lavora alle liste: "I candidati li scelgo tutti io"

Il Cavaliere vuole decidere in fretta la squadra azzurra Nasce il think-tank liberale che piace agli imprenditori

Berlusconi lavora alle liste: "I candidati li scelgo tutti io"

Il tempo stringe e non bisogna farsi trovare impreparati. Per questo domenica sera Silvio Berlusconi, insieme ad alcuni dirigenti a lui vicini, ha ragionato sugli effetti della nuova legge elettorale e ha approfondito le diverse implicazioni del meccanismo che prevede sulla scheda sia la presenza di un candidato per il maggioritario, sia la presenza del listino bloccato, passando già a una fase di pianificazione operativa.

L'indicazione tassativa è che a scegliere i candidati per i listini e quelli per i collegi non dovranno essere gli stessi dirigenti, per evitare incroci pericolosi con l'interesse del singolo a sopravanzare quello del partito. Berlusconi sarà il regista dell'«operazione liste». Il presidente di Forza Italia è deciso a non delegare a nessuno la selezione dei candidati da inserire nei listini. «Su di loro decido io, li voglio vedere e conoscere a uno a uno». Niente sorprese, insomma. Ma soprattutto mai più come nel 2013 quando Denis Verdini e Angelino Alfano fecero le liste per poi svuotare il partito. Una ferita che è ancora aperta e ovviamente non rimarginata. «I manager di Publitalia li ho scelti io e sono stati con me 30 anni», ripete il Cavaliere. Nei collegi, invece, dovranno essere i dirigenti forti sul territorio a indicare i candidati che dovranno mettersi in gioco e fare da traino per la lista.

In questa delicata operazione di incastri bisognerà ponderare, quindi, molte variabili, tra cui anche l'equilibrio di genere, con il vincolo che prevede l'impossibilità di presentare liste in cui i candidati uomini superino il 60% del totale (ovviamente lo stesso steccato vale anche per le candidate donne). Infine i tempi. Berlusconi sulle candidature promette di chiudere con grande anticipo in modo da attivare subito i candidati ed essere pronto a qualsiasi eventuale accelerazione renziana. Fermo restando che non sono affatto tramontate le speranze di riuscire a ottenere dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo una piena riabilitazione giudiziaria.

La marcia di avvicinamento verso il voto passa anche attraverso altri appuntamenti. Giovedì prossimo a Villa Gernetto dovrebbe partire la Fondazione a cui sta lavorando Francesco Ferri, vicepresidente di Confindustria Giovani, un think-tank che dovrà riavvicinare il mondo imprenditoriale a Forza Italia attraverso la stesura di un programma condiviso per il quale saranno costituiti dei Dipartimenti ad hoc sulle varie materie, creando così una cinghia di trasmissione verso le classi produttive, da sempre centrali nel progetto di Forza Italia e ultimamente sedotte e abbandonate dalle sirene renziste. Inoltre si lavorerà sull'identità di Fi che dovrà essere percepita come una grande forza conservatrice sul modello europeo, saldamente incardinata nella famiglia del Partito Popolare, ma non per questo disposta a fare sconti rispetto alle varie emergenze - immigrazione in testa - su cui i governi di centrosinistra si sono dimostrati incapaci di incidere. Una formazione che potrà contare sulla credibilità acquisita nelle sue esperienze di governo, sull'affidabilità del partito azzurro e sulla rivendicazione delle politiche messe in campo dai governi Berlusconi, governi che non hanno mai messo le mani nelle tasche degli italiani.

Fattore da non sottovalutare visto che si rincorrono voci di un aumento dell'Iva, di un ritorno dell'Imu sulla prima casa o di una super patrimoniale su non ben specificate «attività finanziarie degli italiani».

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