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Berlusconi non cede sul premio di coalizione

Il Cavaliere favorevole alle modifiche all'Italicum. Centrodestra unito alle Comunali

Berlusconi non cede sul premio di coalizione

Roma - Silvio Berlusconi sta alla finestra con un cauto ottimismo. Gli ultimi sondaggi, quelli di Index research per Piazza Pulita, per esempio, raccontano di un calo del Movimento di Grillo. Bene così perché il Cavaliere, più che il Pd, teme Grillo considerato «ben più pericoloso dei comunisti nel '94». Ovvio che anche la sinistra non garba affatto all'ex premier che, però, resta obiettivo e lucido. «Il sistema è tripolare. Ecco perché bisogna escludere il maggioritario e trattare sul proporzionale».

La trattativa, però, è soltanto sotterranea e coinvolge le rispettive diplomazie e non certo i leader. Berlusconi non ha nessuna fretta anche perché attende il verdetto di Strasburgo che potrebbe consentirgli l'ennesima ricandidatura. Pazienza se Salvini, viceversa, scalpita e offre a Renzi la sponda per qualsiasi legge elettorale pur di andare al voto presto. La sensazione è che anche Renzi, nonostante la babele di proposte sulla legge elettorale, abbia capito che il Mattarellum (sistema maggioritario, ndr) difficilmente andrà in porto. Più probabile il voto con l'Italicum modificato dalla Consulta, previa una omogenizzazione delle leggi elettorali per Camera e Senato. Forza Italia, in questa fase, ribadisce la sua richiesta: modificare il premio alla lista per assegnarlo alla coalizione. Un'offerta che, tuttavia, dal Pd non arriverà mai. Resterà quindi il premio alla lista, strumento attraverso il quale Renzi vuole rompere definitivamente la coalizione di centrodestra. Un conto è fare un'alleanza-federazione tra Forza Italia-Lega-Fratelli d'Italia; un conto fare un listone unico che sta stretto sia a Berlusconi sia a Salvini. Certo, il Cavaliere potrebbe ottenere che nella nuova legge restino i capilista bloccati: interessa molto anche a Renzi. Se si andasse al voto tutti separati è molto probabile che nessuna lista raggiunga la percentuale necessaria per ottenere il premio di maggioranza. Ergo, si sarebbe quasi obbligati a dar vita a un governo di grosse koalition. Larghe intese che Salvini e Meloni vedono come un incubo. Molto meno sia Renzi sia Berlusconi. Ma questi sono rumors da Transatlantico perché in chiaro né l'uno né l'altro fanno il tifo per l'«inciucio».

Altra suggestione: in questo momento sono tanti i segnali che danno Renzi scalpitante per andare al voto prima della scadenza naturale della legislatura: non ultima la sconfessione della legge sulla legittima difesa. Il Cavaliere, invece, preferirebbe aver più tempo sia per Strasburgo sia per sciogliere i nodi sull'Europa che ingarbugliano i rapporti con gli alleati storici. La fame di urne di Renzi, tuttavia, potrebbe essere uno strumento nella mani del leader di Forza Italia per chiedere e forse ottenere il premio alla coalizione.

In ogni caso Berlusconi ribadisce che l'unità del centrodestra è il faro che Forza Italia continua a seguire. E prima dell'estate la coalizione, alle amministrative, si presenterà unita praticamente dappertutto. Un bel segnale che potrebbe aiutare a trovare la quadra anche sul piano nazionale.

Anche qui, in soccorso a Berlusconi, arrivano i soliti sondaggi: Forza Italia supera il Carroccio, sebbene di poco; ma soprattutto una coalizione a guida lepenista sarebbe senza dubbio sconfitta. Non solo: viene visto con favore il dibattito interno alla Lega. Non tutti sono compatti sulla linea di Salvini, sebbene lo sfidante alla segreteria del Carroccio, l'assessore lombardo all'Agricoltura Gianni Fava, abbia poche chances di farcela. Ma tant'è.

L'importante è che il fronte lepenista mostri le proprie crepe.

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