Politica

Morte del Pd in diretta tv

Il fallimento della "ditta"

Morte del Pd in diretta tv

E anche nel Pd è arrivata l'ora del «che fai, mi cacci?». La ditta è morta in diretta tv. Questa direzione di partito non ha messo in scena il dramma dell'articolo 18. La riforma del lavoro è solo la scusa di una frattura molto più profonda, qualcosa che da tempo sedimenta nella pancia di vecchi segretari come D'Alema e Bersani, un'antipatia viscerale che si legge nelle mani, nello sguardo, nelle pieghe della bocca. Quei due non sopportano più Renzi e il sentimento è ricambiato. È un punto di non ritorno, perché la frattura è politica e umana. Non c'è più spazio per mediazioni e neppure per un minimo di convivenza. Non sono più due anime dello stesso partito. È evidente che qualcuno è di troppo. Ed è chiaro che quello forte sia Renzi.

È una storia che la destra conosce. È successo con Fini e poi con Alfano. Si può cercare di mascherare il divorzio con divergenze su questo o su quel punto, ma tutti sanno che il Pdl è imploso perché non c'era più fiducia. È finito per il fattore umano. È quello che accade quando i soci di un'azienda non riescono più a parlarsi, guardarsi in faccia, sopportarsi. Non solo non hanno più nulla da dirsi, ma perfino i silenzi e le mezze parole provocano irritazione. A quel punto ogni motivo è buono per tirarsi gli stracci e infierire ognuno con il proprio carattere e il proprio stile.

Quello di D'Alema è acido e livoroso. È ironia senza leggerezza e ogni parola ha il suono della cartavetrata. «Matteo dovrebbe affidarsi a meno slogan. Per occuparsi di certi temi, non occorre sapere le cose. Ma, certo, studiare sarebbe utile». È un D'Alema che si ispira al fondo di De Bortoli. Chi è Renzi? Uno che parla e parla, un venditore di fumo, uno che fa (inutile) poesia. Insomma, uno che racconta frottole, ma che è già stato smascherato dalla parte più consapevole del Paese.

Lo stile di Bersani è quello del martire. L'ex segretario sottolinea il suo essere una persona perbene. È una vittima. «Il Pd non può usare il metodo Boffo». Contro chi? Contro di lui, naturalmente. «Non è accettabile che chi esprime un'idea venga privato della dignità». Tutti e due davanti allo schermo sono stanchi, nervosi, indignati. Sono il volto di un Pd che non si riconosce. È finita. Magari non ieri, non oggi e neppure domani, ma la scissione del Pd è già in calendario. E probabilmente si vedrà presto in Senato, dove i numeri per Renzi sono diversi da quelli della direzione. La legge «politica» del fattore umano non perdona. La ditta ha un nuovo amministratore delegato e con quei due proprio non si prende. Non c'è storia.

Questa volta neppure l'articolo 18 potrà salvarli.

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