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Berlusconi non tifa Tsipras: "Ma Atene resti nell'euro"

Il Cav auspica la riapertura delle trattative "per non compromettere l'unità dell'Europa". Sul premier greco: "Incarna la sinistra peggiore"

Berlusconi non tifa Tsipras: "Ma Atene resti nell'euro"

«N on bisogna assolutamente permettere che la Grecia esca dall'euro, a prescindere dal risultato del referendum». Nessuna nota ufficiale perché gli exit poll parlano di un testa a testa tra il «sì» e il «no» anche se in serata sembra scontata la vittoria della «linea Tsipras». Ma il pensiero del Cavaliere non cambia: occorre comunque evitare il rischio Grexit. Il Cavaliere è prudente e predica cautela anche ai suoi, ieri sentiti più volte nell'arco della giornata per concordare la linea. Tuttavia si sa come la pensi l'ex premier italiano: se la Grecia si lancia verso l'uscita dall'euro sarebbe un disastro perché «così si compromette il processo dell'Europa unita. Sarebbe uno stop al sogno di Adenauer, De Gasperi, Schuman. Passerebbe il concetto che dall'Europa si entra e si esce». Privatamente i suoi giudizi su Tsipras sono ruvidi e già nella lettera pubblicata dal Giornale giovedì scorso il Cavaliere era andato giù duro sul premier greco: «Tsipras rappresenta la sinistra peggiore, un mix di ideologia e di demagogia anticapitalista dagli effetti disastrosi». Insomma, nessun «Io tifo Tsipras» anche se Berlusconi è altrettanto critico nei confronti di «questa Europa».

«Il dramma di Atene è figlio di quello che io denuncio da anni: l'approccio dell'Europa, solo rigore e bilanci ma senza una politica per la crescita, produce questi disastri». Sul banco degli imputati c'è principalmente la Germania, egoista locomotiva degli «euroburocrati». «Prima devono venire i popoli e poi i bilanci; l'Europa dev'essere solidale o altrimenti non è», è il pensiero dell'ex premier preoccupato dalla miopia di Frau Angela & soci, in testa il durissimo ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble. Berlusconi teme che l'eccessivo rigorismo possa produrre uno, dieci, cento Tsipras. Insomma, che una nuova ondata di populismo si possa abbattere sull'Europa. Per evitarlo c'è un solo modo: cambiare rotta; fare in modo che venga abbattuto il muro del rigore imposto dai tedeschi e i rigidi paesi del nord. Insomma, anche se vince il «no» il Cavaliere spera che si trovi un accordo tra Atene e i creditori; ma da domani l'Europa deve cambiare.

Il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, sintetizzava così: «L'euro ha preso il sopravvento sulla politica ed è finito nelle mani esclusive della Germania che ha rifiutato, come Berlusconi chiedeva da sempre, di far essere la Banca centrale europea come garante in ultima istanza dei debiti sovrani». E ancora: «Occorre riprendere il filo di una capacità europea di ribaltare il suo proprio corso da Quarto Reich. Occorre un'alternativa al renzismo che si è dimostrato succube della Merkel, sofferente di una inchinite che umilia non solo lui, ma il nostro Paese. Gli toglie dignità».

Deborah Bergamini twitta: «#Greferendum: se no confermato, scatta la grande paura. Futuro #Europa terra incognita. Tsipras e Troika abbandonino ora puntiglio e pregiudizi». Ossia: si vada avanti a trattare comunque. E mentre il senatore Maurizio Gasparri già nel pomeriggio sentiva puzza di bruciato di fronte al vantaggio del «no» e twittava «Previsti ovvi brogli di Tsipras e C. da molti giorni... Speriamo in miracolo», il collega Francesco Giro criticava Tsipras: «Il governo greco si affretta col suo portavoce a chiedere un accordo con Ue? Ma con vittoria dei “no” striminzita ha vinto la Merkel. Non cambia nulla. Altri soldi buttati dalla finestra per un referendum inutile.

Bel capolavoro».

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