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Berlusconi pronto all'intesa ma non si fida ancora di Renzi

Brucia ancora il voltafaccia di Matteo che ha portato Mattarella al Colle. In ballo il nuovo patto del Nazareno

Berlusconi pronto all'intesa ma non si fida ancora di Renzi

Tira aria di Nazareno bis. Non che Berlusconi faccia i salti di gioia ma il suo pragmatismo lo porta a guardare ancora verso il Pd. Il Cavaliere, da qualche giorno, lo dice in chiaro: «Un'alleanza con il Pd? È l'unica ragionevole... Non credo sia una cosa a cui si potrà sfuggire, se dovesse venir fuori una legge elettorale proporzionale», ha detto anche l'altro giorno a Milano. E guarda caso, il giorno successivo, in un'intervista al Messaggero il leader forzista ha proposto a Renzi un patto sul «Tedeschellum», ossia una legge elettorale di stampo proporzionale. In pratica le basi, visti tutti i sondaggi sulle intenzioni di voto, per una Grosse Koalition dopo le urne. Ad oggi, se si votasse con il proporzionale, non vincerebbe nessuno. E allora sarebbero necessarie delle alleanze post voto per garantire la governabilità. Berlusconi si sa come la pensi: «Dobbiamo evitare un'alleanza tra Pd e Movimento 5 Stelle, anche se la vedo difficile», ha detto spesso ai suoi. E ancora: «Così come è da respingere una liaison tra la Lega e Grillo, cosa che peraltro vedo ancora più difficile». E quindi ecco che, all'orizzonte, torna prepotente l'ipotesi di un'intesa con il Nazareno, quasi auspicata con la proposta di convergere sul proporzionale puro.

Il Cavaliere, in questo modo, ha spiazzato tutti; non soltanto Renzi che è davvero tentato di dire di sì perché la data delle elezioni si avvicinerebbe come il segretario del Pd spera da tempo. Ma Berlusconi non è sicuro del tutto. Non si fida al 100 per 100 di Renzi perché già in passato è rimasto scottato. Fresco è il voltafaccia subito in occasione dell'elezione del capo dello Stato così come le 17 modifiche imposte all'Italicum prima versione, poi corretta dalla Consulta. Insomma, c'è da fidarsi ancora di lui? La prova del nove potrebbe arrivare già in settimana quando, in commissione Affari costituzionali, l'azzurro Francesco Paolo Sisto dovrebbe proporre degli emendamenti al testo base del «Rosatellum» per trasformarlo in «tedeschellum». E allora si vedrà come si comporteranno i piddini. Gli umori parlano però di una possibile intesa.

Naturalmente la proposta del Cavaliere spacca il centrodestra, con Salvini e Meloni che temono di finire in un ghetto dorato, in compagnia del Movimento 5 Stelle. Così, un sistema sostanzialmente tripolare come quello attuale potrebbe ritornare bipolare secondo altri schemi: da una parte le forze anti-sistema e anti-Europa (M5s, Lega e Fratelli d'Italia) dall'altro forze europeiste (seppure Forza Italia resti fortemente critica a questa Europa) e moderate. Altro tema che stuzzica sia Berlusconi sia Renzi è la clausola di sbarramento alta (si parla di un 5 per cento) che farebbe fuori tutti i cespugli tipo Alfano, Verdini, Bersani & C.

La proposta del Cavaliere è senza dubbio uno scossone alla tradizionale coalizione del centrodestra che, peraltro, si appresta a correre assieme dappertutto alle prossime elezioni amministrative. Ma anche Salvini fa il pragmatico per cui l'intesa nei Comuni non si tocca. Ben diverso il discorso per le Politiche. Ovvio che il Carroccio continui a fare il tifo per il maggioritario ma la voglia di urne di Salvini è più forte dell'avversione nei confronti del proporzionale: «Il progetto non può essere un minestrone - ripete - Deve essere chiaro sull'Europa, sulla limitazione dell'immigrazione, la drastica riduzione delle tasse». E ancora: «Per scongiurare questa ipotesi di minestrone, noi siamo d'accordo, gli italiani votino entro settembre, e poi avremo una proposta seria, coerente, realizzabile, è da due anni che proponiamo, numeri alla mano: tassa unica al 15% per tutti.

Quindi dico: andiamo avanti con la legge elettorale che vogliono Renzi e Berlusconi, votiamo a settembre, poi saranno gli italiani a scegliere». Il voto si avvicina?

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