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Berlusconi pronto al voto ma non vuole fare sgambetti a Mattarella

Il leader azzurro insiste sulla "responsabilità". E si prepara alle eventuali elezioni a ottobre

Berlusconi pronto al voto ma non vuole fare sgambetti a Mattarella

La preoccupazione per lo stallo. La riflessione sui fragili equilibri che tengono in piedi una maggioranza anomala, in crisi per un nome. Ma anche un approccio costruttivo e il desiderio di dare un contributo per individuare una soluzione e aiutare il capo dello Stato a uscire da questo apparente vicolo cieco.

Silvio Berlusconi evita di prendere posizione sul braccio di ferro in corso tra la Lega e i Cinque Stelle schierati sullo stesso lato della barricata e Sergio Mattarella poco convinto sul nome di Paolo Savona. Di certo ciò che il presidente di Forza Italia fa filtrare è che a questo punto un eventuale ritorno alle urne sarà affrontato con spirito combattivo. «Non ho nessuna paura del voto a ottobre», è il pensiero del Cavaliere.

Se Berlusconi osserva in silenzio, i massimi dirigenti di Forza Italia battono sul tasto della responsabilità e della necessità di dare un governo al Paese, promettendo un'opposizione responsabile e il sostegno ai punti del programma coerenti con le posizioni del centrodestra. «Sono passati quasi tre mesi dal voto e ancora fatica a nascere un governo in grado di dare risposte agli italiani. Movimento 5 Stelle e Lega, dopo aver dato prima i programmi e poi i nomi, adesso si stanno impantanando sui ministeri chiave. Hanno scritto un contratto per noi pessimo e, dopo aver indicato come premier un tecnico, non riescono a chiudere per far partire un esecutivo degno di questo nome» scrive Mariastella Gelmini, capogruppo alla Camera. «Il Paese è fermo e siamo molto preoccupati. Forza Italia vuole iniziare a lavorare subito in Parlamento per attuare il programma di centrodestra per i pensionati, per i giovani, per i disoccupati, per le famiglie, per le imprese. Per una vera flat tax, per tutelare i risparmi, per le grandi opere, per una seria politica industriale. Basta perdite di tempo».

«Lo stallo politico e istituzionale non accenna a sbloccarsi, anzi si arricchisce di nuove asperità che per noi è motivo di crescente e grave preoccupazione. Facciamo appello al buon senso e alla responsabilità» aggiunge Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato. «Credo che chi si definisce avvocato del popolo debba essere quantomeno eletto dal Popolo prima di darsi questa definizione. La cosa che mi stupisce di più e che non mi fa ben sperare per il Paese è che le due forze che vogliono comporre la futura maggioranza di questo governo debbano ricorrere ad un premier tecnico dopo aver fatto una campagna elettorale all'insegna di governi politici». Antonio Tajani si attesta su una linea istituzionale: «Il capo dello Stato deve decidere il nome dei ministri e accettare le proposte del presidente del Consiglio incaricato. Tocca a lui dare l'ultima parola e non tocca a noi dare giudizi sulle persone». Jole Santelli esprime perplessità sul veto imposto sul nome dell'ex ministro del governo Ciampi: «Per onestà intellettuale non comprendo questo diktat su Paolo Savona. Probabilmente sarebbe davvero l'unico nome importante di questo governo. L'unico nome di rilievo anche internazionale.

Dopo la nomina del professor Conte ho difficoltà a comprendere questa posizione su una personalità di assoluta autorevolezza».

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