Quirinale 2015

Berlusconi alla resa dei conti: sul Colle il premier sia leale

Oggi il Cavaliere torna al Nazareno per l'atteso incontro sul nuovo capo dello Stato, forte dei patti fin qui rispettati da Forza Italia. Toti assicura: "Renzi non avvelenerà il clima delle riforme"

Carte coperte, copertissime. E in Transatlantico si giura che il nome del jolly non salterà fuori neppure stasera, quando Berlusconi varcherà nuovamente le porte del Nazareno per l'ennesimo faccia a faccia col premier. Tutto coperto fino a sabato, il possibile momento clou della quarta votazione; quella che Renzi spera essere risolutiva sparando un solo e preciso colpo. D'altronde ieri l'ha annunciato lo stesso premier: scheda bianca alle prime tre. Perché mai? E qui le letture sono duplici.

La prima: Berlusconi e Renzi, attraverso i loro fidati Verdini e Lotti, un accordo l'hanno già trovato; ma per il premier è fondamentale tenere sigillata la busta per evitare bruciature. In fondo sa bene che nel suo partito sono in troppi a sognare la vendetta e sono pronti a rendere pan per focaccia impallinando il «suo» candidato. È la lettura dei «nazareni»: quelli secondo cui i due, Berlusconi e Renzi, hanno bisogno l'uno dell'altro; e che il secondo manterrà fede al patto, senza il quale il suo governo è destinato a ballare. I franchi tiratori del Pd sembrano intenti a oliare i propri archibugi e il premier potrebbe disarmarli solo alla fine, proponendo un nome - d'accordo con il Cavaliere - difficilmente mitragliabile dalla sinistra dem.

La seconda lettura, molto meno favorevole a Berlusconi, racconta invece di una situazione ancora in alto mare. «Secondo me Renzi non ha ancora in testa il nome giusto - ammette un big forzista -. È ancora presto, occorre aspettare». Questa tesi trova conferma nell'agitazione di molti azzurri - condivisa dagli alfaniani - percepita ieri in Transatlantico. I più freddi e lucidi la prendono con filosofia: «Staremo a vedere». I più pessimisti si spingono oltre: «Questo (Renzi, ndr ) ci frega tutti quanti: butta sul tavolo un nome per noi indigeribile dicendo “Ah non vi piace? Allora beccatevi Prodi”. E noi che facciamo? Saremmo costretti a dire di sì al male per non ritrovarci il pessimo Romano». Pensiero catastrofista, questo; che però si sente spesso nei capannelli del Transatlantico.

Per non parlare di chi, tra gli azzurri, il patto del Nazareno l'ha sempre osteggiato: «Che errore dire sì all'Italicum - confessa un fittiano -. Renzi incasserà un presidente della Repubblica amico o privo di spina dorsale. Poi, incamerata la legge elettorale fatta a sua misura, chiederà lo scioglimento delle Camere lamentando di non riuscire a governare». L'obiezione: ma c'è una clausola di salvaguardia che rende inutilizzabile l'Italicum prima del 2017. Risata dell'onorevole interlocutore: «Ma col decreto con cui il governo disegna i collegi il premier può benissimo mettere una norma che dice che l'articolo della fantomatica salvaguardia è soppresso. E noi siamo tutti fritti, sinistra dem inclusa». Insomma, una salvaguardia che non salvaguarda nessuno.

Al di là dei sospetti che attraversano Forza Italia resta quindi da capire quale sia il nome giusto e nella totale incertezza rimbalzano ancora tutti i nomi fatti nelle ultime ore: tecnici, politici, donne, uomini dall'alto profilo istituzionale e new entry. Tutti in corsa e quindi nessuno in pole. Ma con un Berlusconi che questa sera ripeterà a Renzi: «Noi abbiamo rispettato i patti. Adesso tocca a te». E Toti sintetizza così: «Che interesse avrebbe Renzi a far saltare il Nazareno? Nessuno.

Mi chiedo: gli conviene avvelenare il clima delle riforme e terremotare tutto?».

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