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"Berlusconi resta il leader". Così Salvini stoppa Toti

Il Cavaliere: "Adesso Matteo provi a governare. Da solo col M5s? Non sarà disposto a fare il vice di Di Maio..."

"Berlusconi resta il leader". Così Salvini stoppa Toti

Un governo Lega-M5s? Un simile mostro per Silvio Berlusconi è come l'essere favoloso, metà capro e metà cervo, di cui parlano i latini. «Un ircocervo, l'animale mitologico spesso citato dai filosofi antichi come esempio di assurdità, perché in esso convivono caratteri opposti e inconciliabili». E Matteo Salvini conferma: «O ci muoviamo come centrodestra o nessuno si muove da solo».

Per il leader di Forza Italia il segretario della Lega e Luigi Di Maio non possono pensare di governare da soli. Il centrodestra ha vinto unito e alla guida del Paese deve andarci così. «E poi perché Salvini dovrebbe fare il socio di minoranza di un governo Cinque Stelle?», chiede. Il Cavaliere ha fiducia nell'alleato, è convinto che rispetterà l'elettorato della coalizione, che non gli perdonerebbero un tradimento, ben consapevole che non gli conviene rompere la coalizione. «Senza di noi - dice - è il leader di un partito del 17 per cento, che va ad allearsi con un altro che vale il doppio».

Questa è la settimana decisiva per trovare una soluzione alla crisi, le consultazioni al Quirinale inizieranno dopo Pasqua, probabilmente il 3 aprile e Berlusconi sarà oggi a Roma per chiudere il cerchio sui capigruppo azzurri. Soprattutto, lavora sul futuro governo che vede basato su pochi punti di programma. Con Salvini e Giorgia Meloni, spiega, ci sono «accordi chiarissimi»: «Abbiamo vinto le elezioni, perché dovremmo regalare una vittoria ai nostri avversari?». Certo, mancano i numeri e bisogna trovarli fuori, ma Savini deve almeno provare a fare il premier. «Voglio che Matteo provi a governare. Con noi, e con chi ci sta», dice il Cav.

Il leader del Carroccio sembra sulla stessa linea, quando spiega che «prima si parte dal programma e dalla coalizione del centrodestra», che parlerà con gli alleati «e poi con tutti gli altri» e assicura che non è in discussione la leadership di Berlusconi in Fi. Lui nega di aver lanciato un'Opa sul partito, perché non fa «campagna acquisti in casa altrui», portando via parlamentari, anche se a livello locale ci possono essere «amministratori di liste civiche a cui piace il programma della Lega». Comunque, «il futuro non è quello del partito unico del centrodestra». E così Salvini smentisce anche chi tra gli azzurri, Giovanni Toti in testa, insiste su questa prospettiva. «Berlusconi - aggiunge - è e resta il leader di Fi. Non ne vedo altri in arrivo». Quanto ai rapporti tra alleati, con lui va «tutto benissimo, non è mai andata così bene». Salvini sostiene anche che vuole cambiare l'Italia, ma proprio per questo non punta necessariamente a Palazzo Chigi. «Non è o Salvini o la morte». E qui nasce il sospetto che stia pensando di lasciare il passo a Di Maio o ad un altro del M5s. Anche perché aggiunge di apprezzare «chi dice una cosa e poi la fa», come il candidato-premier grillino. Ma per lo stesso motivo dice di apprezzare Berlusconi,«con cui abbiamo chiuso con un centrodestra compatto».

I dubbi, dicono tra gli azzurri, sono più nel partito, preoccupato di perdersi in un'alleanza a guida leghista. Dal M5s fanno notare che per l'elezione di Fico al vertice della Camera sono mancati una sessantina di voti e questo vorrebbe dire che il «centrodestra non è per nulla compatto, come afferma Berlusconi». Respinge le accuse Mariastella Gelmini, in pole position per la presidenza del gruppo dei deputati: «Non mettano in dubbio la lealtà di Fi».

E Mara Carfagna: «Di Maio dovrà confrontarsi con il nostro partito che ha più di 150 parlamentari, una storia e un'identità».

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