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Berlusconi: "Siamo in guerra, serve un intervento militare"

Il leader di Forza Italia: "Siamo in guerra, serve un intervento militare". Poi accusa Renzi: "Non tocca palla"

Berlusconi: "Siamo in guerra, serve un intervento militare"

"Siamo in guerra". Dopo gli attacchi di Bruxelles, Silvio Berlusconi non ha alcun dubbio. L'Italia e l'Europa devono fare la propria parte e intervenire militarmente in un conflitto iniziato ormai da tempo. Intervenendo a Tele Radio Stereo, il leader di Forza Italia accusa Matteo Renzi di "non incidere su nulla". "Non tocca palla - attacca - non ha alcuna influenza sulle decisioni comuni, non è considerato perché sanno che non è stato scelto dal popolo".

Dalla Siria alla Libia, fino al cuore dell'Europa. I tagliagole dello Stato islamico proliferano ovunque e arrivano a colpirci laddove fa più male. Berlusconi rilancia con forza la necessità di difenderci con una decisione doverosa che i leader occidentali non sono riusciti a prendere, e cioè "costituire una coalizione sotto l'egida dell'Onu che metta insieme Stati Uniti, Unione europea, Russia e Arabia Saudita". Una coalizione che "possa con un intervento militare estirpare l'Isis alla base". Dalla Siria e dall'Iraq partono, infatti, le direttive del Califfo che muove, come marionette, i jihadisti che poi colpiscono in Europa. Per questo, secondo Berlusconi, la chiusura delle frontiere non elimina il rischio. "Sono già con noi le persone che operano - spiega il Cavaliere ai microfoni di Tele Radio Stereo - non c'è chiusura di frontiera che possa tenere, quella serve per contenere l'immigrazione di massa - continua - si è perso il senso di un'Europa che abbia la solidarietà tra i suoi principi, si devono fermare all'origine quelle guerre che fanno sì che molte famiglie lascino le case per trovare scampo alla guerra".

Un'azione militare contro l'Isis, però, non è possibile con la sola forza delle armi. Ma è possibile con la forza delle armi e della diplomazia coordinate dalla massima istituzione mondiale. Ed è questa la strada indicata dallo stesso Vladimir Putin nel suo intervento alle Nazioni Unite. In una intervista al Mattino Berlusconi spiega che un'intesa operativa con il leader russo è "realistica e obbligata". "Putin è aperto al dialogo, anche se dispiaciuto delle sanzioni subite per la vicenda ucraina", spiega l'ex premier denunciando "la scelta miope dell'Occidente". Facendo un parallelo con l'Iraq di Saddam Hussein, Berlusconi sottolinea che "c'erano tre etnie in conflitto tra loro e un 60 per cento della popolazione analfabeta. Alla quale parlare di democrazia era ridicolo. Purtroppo ciò vale ancora per buona parte del Medioriente e dell'Africa. I paesi stabili sono tutti governati da regimi. Prendi il Marocco, la Giordania, la Siria, l'Egitto". Vuol dire che oggi stabilizzare il Medioriente significa consegnarlo a leader forti. Ma, avverte Berlusconi, "con realismo e senza il velleitarismo degli ultimi anni", in primis nella Libia di Muhammar Gheddafi. In Siria, invece, significa Bashar al Assad.

Anche se Berlusconi non esclude che si possa trovare una guida alternativa, "sostenuta dall'Occidente e capace di governare su quel che sarà della Siria".

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