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Berlusconi stanco dei bisticci scalpita per tornare in campo

Il leader di Forza Italia infastidito dalle continue liti dentro il partito vuole passare all'attacco: "Gli italiani devono capire cosa ho subìto"

Berlusconi stanco dei bisticci scalpita per tornare in campo

Berlusconi, come da tradizione, dedica il suo lunedì alla famiglia. E lo fa volentieri, quasi con sollievo. Da Arcore trapela tutto il suo fastidio nei confronti di quelle che giudica «beghe di partito». Non passa giorno che esponenti di Forza Italia si azzannino tra loro a colpi di dichiarazioni d'agenzia o interviste. Il più delle volte, secondo per Berlusconi, per marcare un proprio territorio o confermare rendite di posizione pregresse. Al Cavaliere arrivano pressioni da tutte le parti, specie in vista delle alleanze alle prossime regionali con relativa compilazione delle liste. Un tema che non lo appassiona per niente, anzi; lo indispettisce. Il partito appare sempre più litigioso e diviso in almeno tre tronconi, gli uni contro gli altri armati. I fittiani, gruppetto che forse indispettisce di più il Cavaliere, restano sempre a un passo dallo strappo. Rottura continuamente minacciata ma non ancora attuata per due motivi: da una parte molti colonnelli azzurri predicano prudenza e consigliano all'ex premier di non provocare l'ennesima scissione; dall'altra lo stesso Fitto non ha nessuna voglia di provocare una reazione a catena che poi lo spingerebbe troppo in là. Il nodo resta la sua probabile candidatura a governatore in Puglia contro quella ufficiale dell'azzurro Schittulli. Il quale ha già fatto sapere di essere pronto a ritirarsi dalla corsa se dovesse vedersela con Fitto. Dal canto suo l'europarlamentare di Maglie prende tempo e ha un gran d'affare nel frenare i suoi «falchi» che gli chiedono di rompere gli indugi e andare alla pugna contro i berlusconiani.

Poi ci sono i verdiniani, nostalgici del patto del Nazareno, malpancisti nei confronti del nuovo corso di Forza Italia, tutto opposizione a Renzi. Per ora se ne stanno quieti anche perché i prossimi voti sulla legge elettorale e sulle riforme non sono imminenti. Ma quando si dovrà tornare a pigiare i bottoni su Italicum e nuove Senato, verosimilmente il gruppetto tornerà a farsi sentire. Qualcuno sostiene che lo stesso Cavaliere stia riconsiderando l'ipotesi di garantire l'appoggio a Renzi su riforme e legge elettorale ma le voci non trovano conferme. I verdiniani arricciano il naso anche sull'ipotesi di un patto d'acciaio con la Lega.

E su questo Berlusconi in parte condivide anche se la motivazione è un po' diversa. Il Cavaliere mal sopporta l'atteggiamento troppo spavaldo di Salvini e non fa nulla per chiudere il risiko alleanze. Anche su questo fronte sono tante le pressioni che arrivano ad Arcore per chiudere la partita ma la fumata resta grigia: ancora non è in programma un faccia a faccia tra i due leader. Ciò che viene smentita, invece, è l'indiscrezione secondo cui il Cavaliere stia meditando di candidarsi a sindaco di Milano. «Una bufala», la liquidano i big azzurri.

Berlusconi limita allo stretto necessario i suoi interventi politici. Un po' perché non appassionato alle beghe partitiche, un po' perché - se potesse parlare a ruota libera - parlerebbe di giustizia; cosa che i suoi legali gli sconsigliano di fare. Almeno fino a quando non verrà emessa la sentenza che estingue la sua pena per la sentenza Mediaset, prevista tra qualche settimana. Ogni tanto si sfoga con i suoi: «Ma gli italiani hanno ben compreso cosa mi hanno fatto i giudici?». Ma la giustizia resta terreno scivoloso; e paiono saperlo anche in Europa dove le carte che lo riguardano sono ancora sul tavolo della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo.

Berlusconi è fiducioso ma sa che il suo caso non è quello di una persona qualunque e un probabile accoglimento delle sue doglianze avrebbe l'effetto di un terremoto politico.

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