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Il bigliettino di Alfano per lavarsi la coscienza a dimissioni avvenute

Il segretario Ncd per realpolitk non ha mai difeso il suo ministro per mantenere i posti al governo. Poi la finta solidarietà in Aula

Il bigliettino di Alfano per lavarsi la coscienza a dimissioni avvenute

RomaA volte è la voglia di strafare a rovinare tutto. Prendete Angelino Alfano, ex delfino travestito da pescecane (ma con numeri da acciuga). Non aveva pubblicamente difeso il suo ministro Maurizio Lupi travolto dallo scandalo delle Grandi Opere e anzi aveva offerto la sua testa al premier Matteo Renzi pur di salvare il suo ministero dell'Interno e la quota azionaria di Ncd nell'esecutivo. E fin qui ci stava: una strategia spietata, ma la realpolitik non è gioco per signorine. Poi ieri la caduta di stile: durante l'informativa alla Camera del dimissionario Lupi, Alfano, seduto accanto all'ormai ex ministro, mostra in favore di telecamere e macchine fotografiche un biglietto su carta intestata di Montecitorio con un messaggio scritto a penna ma fin troppo leggibile: sopra in piccolo «Maurizio Lupi»; sotto più in grande: «Onesto. Sincero. Concreto».

Una trovata da guitto, una sviolinata in bella calligrafia a dimissioni avvenute per lavarsi la coscienza e fingere una solidarietà che Alfano si era ben guardato dal manifestare quando Lupi sembrava voler restare attaccato alla sua poltrona. Un gol fatto segnare all'avversario sul 5-0 a proprio favore per indorargli la pillola, un'umiliazione travestita da complimento. Una cosa che avrà certamente irritato Lupi al di là dei sorrisi di circostanza e che non sfugge al deputato del M5S Alessandro Di Battista, che durante il dibattito alla Camera si rivolge direttamente al ministro dimissionario: «È brutto sentirsi senza una via d'uscita, abbandonato da tutti gli amici, che poi amici non sono ma squali, pronti a sacrificarla, pur di mantenere un posto al governo. Alcuni sono seduti accanto a lei (chiaro riferimento ad Alfano, ndr ) e le avranno dato pacche sulle spalle ma senza indugio hanno venduto le sue dimissioni per mantenere in piedi il sistema. Lei è una pietra che rotola e non proviamo alcuna soddisfazione».

Della stessa idea il leader della Lega Matteo Salvini: «Da parte di Alfano c'è stato squallore politico e umano. Non è il primo caso per cui la sua poltrona viene prima di tutto il resto. Mi stupisco che una persona così guidi ancora il suo partito». E poi: «Chiusa la partita Lupi, nessuno mi toglie il dubbio che ci sia la regia di Renzi per prendersi il ministero. Da Alfano aspettiamo da più di tre mesi una risposta sulla gestione sul centro immigrati di Mineo e se uno tace o è distratto o vuole nascondere qualcosa. Conto che il prossimo ministro a dimettersi si chiami Angelino».

Nel venerdì dell'eclissi Alfano salva il partito ma al contempo lo consegna definitivamente a Renzi. Tacitando anche quella pattuglia scalpitante che su Lupi si era spesa: Nunzia Di Girolamo, a sua volta dimissionata nel gennaio 2014 per una vicenda di presunte ingerenze nelle nomine della Asl di Benevento. E Fabrizio Cicchitto, che aveva parlato di «linciaggio mediatico».

Voci flebili nel renzismo che assorda.

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