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Biglietto unico per una crisi stile Argentina

Biglietto unico per una crisi stile Argentina

S i va ormai verso una qualche forma integrazione tra Alitalia e Trenitalia: i due carrozzoni stanno per essere accorpati per volontà del governo, dominato da logiche di stampo peronista volte a premiare il pubblico e sacrificare le partite Iva. Tale scelta poteva essere spiegata in molti modi, ma certo colpisce che il re travicello messo alla guida di questo esecutivo, Giuseppe Conte, per giustificare la creazione del nuovo monopolio pubblico dei trasporti non abbia trovato niente di meglio che sostenere che così sarà possibile «fare un solo biglietto». Come se per ottenere questo risultato non basti un'agenzia di viaggi o un semplice accordo commerciale tra aziende.

La realtà è un'altra. Abbiamo un sistema ferroviario strozzato da Fs, che partecipa al 100% sia il gestore della rete, Rfi, sia la società dei trasporti, Trenitalia. In questa situazione i boiardi di Stato ostacolano ogni concorrenza. Gli interpreti del «nuovo che avanza» non si propongono di garantire libertà d'impresa, ma al contrario adottano logiche da Prima Repubblica, salvando Alitalia grazie a Ferrovie. Dopo avere criticato per anni sprechi e lottizzazioni, hanno del tutto cambiato retorica ora che si trovano nella condizione di nominare i nuovi gestori del disastro pubblico. La partitocrazia era nefasta quando comandavano gli altri, ma ora tutto è diverso.

Come sempre, a rimetterci saranno i contribuenti chiamati a ripianare i deficit dei baracconi di Stato e soprattutto i consumatori. Questi ultimi, infatti, non potranno più avvantaggiarsi della competizione tra vettori ferroviari ed aerei dato che i due comparti della medesima azienda eviteranno di competere tra loro e potranno così alzare i prezzi. Oltre a ciò, il supercolosso nazionale potrebbe ottenere dal suo titolare, lo Stato italiano, una serie di privilegi a scapito dei concorrenti. Bisognerebbe muoversi esattamente nella direzione opposta, ampliando la concorrenza e facendo fallire chi non è in grado di soddisfare i clienti. Perché sul libero mercato fai profitti solo se il consumatore ti apprezza. In campo ferroviario, poi, bisognerebbe separare Rfi e Trenitalia, privatizzando quest'ultima e facendo in modo che a prendersi cura del trasporto di persone e merci ci siano aziende collocate sullo stesso piano. Quello che si è autodefinito avvocato del Popolo sacrifica oggi la concorrenza di mercato sull'altare di logiche statocentriche, di fatto autoritarie e tecnocratiche.

Il tutto per poter fare un biglietto solo, anche se la destinazione a questo punto può essere davvero l'Argentina di una crisi economica e sociale senza uscita.

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