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Blitz in sette Paesi europei. Belgio, uccisi due jihadisti "Complici di Coulibaly"

A Verviers sparatoria contro tre sorvegliati tornati dalla Siria, uno è ferito. Nella notte altri scambi di colpi alle porte di Liegi. Sede della polizia a Bruxelles evacuata

Blitz in sette Paesi europei. Belgio, uccisi due jihadisti "Complici di Coulibaly"

È partita un'offensiva vera e propria contro la jihad europea, iniziata in Belgio, ma che vedrebbe coinvolti almeno sette Paesi, tra i quali la Germania e la Gran Bretagna. Tutto ha preso il via dai due morti e dal ferito nella sparatoria di ieri sera a Verviers, nei pressi di Liegi, in Belgio. I tre avrebbero avuto legami con Amedy Coulibaly, il terrorista del supermercato kosher di Parigi. Le forze speciali della Polizia sono intervenute nella cittadina vallona e in un secondo momento anche nel centro di Bruxelles e nel quartiere a forte densità islamica di Molenbeek, per catturare presunti terroristi, da poco rientrati dalla Siria, che stavano organizzando attentati nello stile di quelli di Parigi. Nel mirino forze di polizia: Verviers sono stati ritrovati anche kalashnikov, prodotti per fabbricare bombe e divise da poliziotto. Per questo già nella serata di ieri una riunione d'emergenza si è svolta tra il premier belga Charles Michel, i ministri dell'Interno Jan Jambon e della Giustizia Koen Geens con i servizi di sicurezza. Mentre i vertici erano riuniti due sparatorie avvenivano anche nei paesi di Angleur e Amercoeur, nella provincia di Liegi.

I sospetti di Verviers erano sotto controllo dal loro rientro in Belgio e le loro telefonate intercettate. Operazioni e controlli sono ancora in corso in tutto il Paese (Schaerbeek, Gilly e Vilvorde), dove è particolarmente diffuso il fenomeno dei «foreign fighters», gli europei radicalizzati andati a combattere in Siria e altri luoghi di crisi (Mali e Yemen su tutti). Un'altra operazione è scattata in Germania, con l'arresto di un presunto terrorista 26enne, Ayud B., passaporto tedesco e tunisino, sospettato di avere combattuto con l'Isis in Siria tra maggio e agosto 2014.

Il blitz dei reparti speciali di Bruxelles è avvenuto attorno alle 18, all'interno di una panetteria di rue de la Colline, nei pressi della stazione ferroviaria di Verviers. «Abbiamo sentito un'esplosione, seguita da diversi colpi. Poco dopo alcune mitragliette hanno sparato almeno per una decina di minuti. La polizia ci ha urlato di rimanere in casa e che non ci sarebbero stati problemi», hanno raccontato alla tv Rtl alcuni testimoni. La situazione però resta caotica: evacuata, per un allarme bomba, la sede della polizia federale di Bruxelles mentre durante un'irruzione ad Anderlecht, quartiere a Sud della capitale, è stato trovato dell'esplosivo ma nessun sospetto. Il livello di allerta antiterrorismo è stato innalzato da 2 a 3, su una scala che arriva a 4, per i commissariati e le caserme.

Gli inquirenti sono a caccia delle «case di radicalizzazione», veri e propri covi della jihad, a distanza di sicurezza dalle moschee che sono invece luoghi di culto ben controllati e quindi non frequentati dai combattenti. A Verviers sarebbe stata smantellata una cellula di jihadisti tra i 20 e i 25 anni, indottrinati dall'ex imam, un somalo che era stato espulso dalla moschea lo scorso luglio per le sue idee troppo radicali e belligeranti. È stato l'attuale imam, Oussar Shafiq, con un gesto coraggioso, che in qualche maniera crea un precedente, a informare le forze dell'ordine e a chiedere aiuto. «La forza dei social network è spaventosa. Al Qaida e Isis riescono a reclutare facilmente i nostri giovani ed è molto difficile lottare contro questo genere di cose. Io lavoro attraverso i sermoni, ma la nostra forza è molto limitata».

Dalle indagini che poi hanno portato al blitz ci sono punti di collegamento tra la cellula di Verviers e il gruppo jihadista che la scorsa settimana ha terrorizzato Parigi. Un primo tassello era stato sistemato nel puzzle mercoledì con l'arresto del trafficante d'armi di origini slave, Neetin Karasular. L'uomo, messo alle strette, aveva rivelato che Amedy Coulibaly si era affidato a lui per comprare i mitragliatori AK47 e Scorpio, utilizzati nei vari momenti dell'assalto parigino dallo stesso maliano e dai fratelli Kouachi. La polizia si è quindi recata nella sua abitazione a Charleroi, dove ha trovato documenti sulla vendita del veicolo e altre carte sulla transazione di armi e munizioni. Tra queste una Tokarev, pistola di fabbricazione russa utilizzata per il tiro al bersaglio sul passante che faceva jogging nei pressi di Fontenay Aux Roses.

Il totale della «spesa» ammontava a 5mila euro, pagati cedendo l'auto della compagna Hayat Boumeddiene, una Mini Cooper, a Karasular.

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