Politica

La Boldrini in cerca di asilo (per un posto in lista)

Le trame della presidente della Camera tra Pisapia, Mdp e Pd per essere ricandidata

La Boldrini in cerca di asilo (per un posto in lista)

Il mio impegno in politica non è ancora finito» avverte Laura Boldrini. Da mesi la presidente della Camera lancia il suo personale sos: se volete candidarmi io ci sono, chiamatemi. Ma non è che le chiamate abbondino. A parte gli abboccamenti con la «cosa» di Giuliano Pisapia (che non ha ancora chiaro cosa fare di sé, figuriamoci di lei), la Boldrini si sta muovendo trasversalmente a sinistra con l'obiettivo di tornare alla Camera per altri cinque anni. C'è solo un problema: non si sa bene con quale partito. La Boldrini, eletta con Sel nel 2013, si è smarcata dai vendoliani (ora è iscritta del gruppo Misto) e si è ritagliata un suo ruolo da «indipendente» di sinistra ma dialogante col Pd. «Si sta tenendo aperte tutte le porte. Parla con Renzi, con D'Alema e con Pisapia - racconta un insider vicino all'ex sindaco di Milano -, anche se ovviamente ha un canale privilegiato con quest'ultimo, tanto che alle riunioni di Pisapia presenzia il consigliere politico della Boldrini, Carlo Leoni», ex parlamentare Ds poi passato con Sel. La presidente della Camera, dopo un quinquennio come terza carica dello Stato, poltrona a cui fu eletta a sorpresa grazie ai voti del Pd nelle settimane di confusione post-elettorale seguiti alla «non vittoria» di Bersani («la Boldrini è un altro dei regali che ci ha fatto lui» commenta un renziano), ovviamente punta in alto, non solo ad un posto in lista come i peones. «Il mio futuro? Vorrei riuscire a fare dialogare il mondo della sinistra del nostro Paese» spiega lei, ospite della festa di Sinistra Italiana. Insomma la presidente di Montecitorio punta a fare da trait d'union tra Pd e la galassia a sinistra del Pd. Il ruolo in cui la vede bene Gad Lerner («Avrà un ruolo molto importante» disse), il braccio destro di Pisapia, e già dispensatore di consigli alla Boldrini in un workshop riservato al Castello di Titignano per migliorare la strategia comunicativa della presidente della Camera, non proprio popolarissima. Ecco, un altro problema è questo, visto che nel 2013 entrò alla Camera perché blindata nelle liste di Sel. Quanti voti porterebbe in dote la Boldrini? La sua popolarità, già crollata attorno al 30% nei primi mesi, è ai minimi storici, e con le battaglie su migranti e femminismo si è guadagnata una legione di haters (odiatori) da Guinness dei primati.

I bersaniani di Mdp sostengono che la Boldrini si stia dando da fare parecchio col Pd, con cui avrebbe più chance di rielezione. Non che la presidente goda di particolari simpatie neppure nel gruppo parlamentare piddino, però potrebbe risultare utile in un calcolo politico, per far vedere che il Pd si apre a sinistra. «Lei sta provando a fare un'operazione tipo la Lista Bonino: donna, impegnata sui temi alti, profilo istituzionale - spiega un parlamentare Pd molto esperto- Con tutte le differenze tra lei e la Bonino, però. Ma tutto dipende da due fattori: se si fa un accordo tra Pd e Pisapia, e poi dalla legge elettorale». Nello scenario attuale, con un superpremio ad una lista, una figura come la Boldrini potrebbe fare gioco a Renzi per coprire l'area di sinistra. Discorso completamente diverso se invece si passa al Rosatellum bis. Difficile mandarla allo sbaraglio in un collegio uninominale, mentre nelle liste bloccate della quota proporzionale il Pd metterebbe i suoi, non certo la Boldrini. Che avrebbe ancora meno opportunità con Mdp.

Risultato: la paladina dei migranti resta ancora in cerca di asilo.

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