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Da Boldrini a Grillo, per il Ponte sullo Stretto pioggia di critiche a Renzi

Renzi riapre alla costruzione del Ponte sullo Stretto. Boldrini: "Non è una priorità". Grillo: "Eri contrario, sei un menomato morale"

Da Boldrini a Grillo, per il Ponte sullo Stretto pioggia di critiche a Renzi

La nuova apertura di Matteo Renzi alla costruzione di un Ponte sull Stretto di Messina, ha attirato sul premier una pioggia di critiche.

A partire da quelle mosse da Laura Boldrini: "Se io dovessi decidere le priorità per me non sarebbe quella", ha detto a diMartedì la presidente della Camera, "Sarebbe rilanciare il lavoro a Sud e mettere in sicurezza il nostro territorio. Se ci sono poche risorse vanno usate per mettere i sicurezza il nostro territorio, anche in Sicilia e Calabria che sono aree sismiche".

Ci va giù pesante Beppe Grillo, che dal suo blog definisce il premier un "menomato morale": "Il Movimento 5 stelle è riuscito, grazie a Virginia Raggi, a bloccare le irresponsabili Olimpiadi del 2024 a Roma, ma non siamo ancora riusciti a frenare gli appetiti malsani di chi vuole fare a tutti i costi grandi opere inutili con i soldi dei cittadini", scrive il guru dei Cinque Stelle, "Il menomato morale oggi ha detto che è pronto ad aprire i cordoni della borsa (di soldi pubblici dei cittadini) per far ripartire un'opera costosissima, inutile e in piena zona sismica. Un'opera che non vedrà mai la luce, già costata circa 600 milioni di euro ai contribuenti, per il quale Monti stanziò 300 milioni per il pagamento delle penali per la non realizzazione del progetto. Qualche anno proprio Renzi diceva Continuano a parlare dello Stretto di Messina, ma io dico che gli otto miliardi li dessero alle scuole per la realizzazione di nuovi edifici e per renderle più moderne e sicure. La sua parola non vale nulla".

Lancia un assist a Renzi, invece, Raffaele Cantone, secondo cui c'è un rischio fondato di corruzione e infiltrazioni mafiose. "Bisogna per questo cominciare a lavorare per sterilizzare i rischi", dice il presidente dell'Anac, "Se vogliamo provare a diventare un Paese normale, bisogna lavorare per ridurre i rischi. Penso che un Paese normale possa giustificare di non fare le opere per qualunque ragione, ma non per i rischi di infiltrazione mafiosa o corruzione. Certo, i rischi non possono essere dimenticati e vanno attentamente valutati. Credo che però dire no solo perché c'è il pericolo di corruzione sia una diagnosi sbagliata.

Così un Paese non diventerà mai normale".

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