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Def, Padoan stoppa i trucchi di Matteo

Il retroscena: il bonus da 1,6 miliardi nasce da un errore tecnico sui conti

Def, Padoan stoppa i trucchi di Matteo

Roma - Appena atterrato a Fiumicino all'alba (da Singapore, volo di linea), Padoan ha scoperto l'ultima idea di Matteo Renzi: inserire nel Def il sussidio di disoccupazione. Formula che il presidente dei deputati Pd Roberto Speranza traduce come «misure universali contro la povertà». Subito il pensiero corre alle elezioni regionali.

A quel punto, il ministro dell'Economia ha chiesto un rinvio del consiglio dei ministri: dalle 10 di mattina alle 8 di sera. A dire la verità, un rinvio non gli dispiaceva affatto. Prima di partire aveva scoperto che il Def di quest'anno dev'essere accompagnato da una relazione dettagliata, in quanto modifica gli impegni assunti a livello europeo.

In più, Padoan sapeva benissimo che appena avrebbe trasferito ai tecnici di Via Venti Settembre l'ultima idea del presidente del Consiglio avrebbe comportato un'alzata di scudi e di «non si può fare». Ipotesi puntualmente confermata dalle riunioni che sono seguite.

E, per una volta tanto, hanno avuto ragione i tecnici di via Venti Settembre sulle forzature di Palazzo Chigi. In sala stampa, in serata, Matteo Renzi non sventola le «misure contro la povertà», circolate per tutto il giorno. Al contrario, precisa che «il Def non è il luogo dove si spende. E se abbiamo trovato 1,6 miliardi per uno scarto del deficit, decideremo nelle prossime settimane come spenderlo».

Eppure, proprio dalla presidenza del Consiglio, intorno all'ora di pranzo, avevano iniziato a circolare idee di un bonus destinato a finanziare (in modo fumoso) il welfare , stimato in 1,6 miliardi di euro.

Non solo. Dal Pd era partito, su Twitter , l'hashtag «tesoretto». Obbiettivo, raccogliere idee su come utilizzare le risorse. C'è stato chi ha proposto di dedicarlo ai bambini e chi al welfare, in generale. L'operazione sarebbe stata fatta per costringere i (riottosi) uomini dell'Economia ad accennare nel testo quanto chiesto da Renzi: il varo dei sussidi di disoccupazione o delle misure contro la povertà.

Operazione non riuscita, a quanto pare. Molto probabilmente, il ministro dell'Economia è riuscito a ricordare al premier che il Def viene letto anche a Bruxelles. Quindi, non era il caso di inserire maggiori spese in un documento ufficiale, visto il mancato rispetto della regola di riduzione del deficit. Tant'è che nelle tabelle del Documento non è prevista una simile spesa: né quest'anno e nemmeno negli anni futuri.

Ed il miliardo e mezzo di costo per interventi fatto filtrare da Palazzo Chigi, ed accennato da Renzi? In realtà, la prima versione del Def conteneva un errore tecnico: c'era uno 0,2% di pil che ballava. Vale a dire, 3 miliardi di maggiore spesa. Quando se ne sono accorti, i tecnici di Padoan avevano subito deciso di mettere questo 0,2% di pil sull'avanzo primario, visto che lo avevano dimezzato rispetto alle previsioni di quest'anno.

Ma qualcuno lo ha fatto sapere a Chigi, che se n'è subito appropriato. Metà di quella cifra doveva diventare - secondo i progetti di Chigi - un «tesoretto» da destinare a misure a sostegno del welfare. Il progetto, al momento, è destinato a restare nel cassetto: anche per volontà - sembra - del Quirinale.

E se non arriveranno decreti in tempi rapidi, la scelta si potrebbe rivelare un boomerang.

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