Economia

La Borsa brinda a Fca-Psa: nasce il quarto big dell'auto

Vola il titolo (+8%), 5,5 miliardi di extra dividendo ai soci. Elkann: «Gruppo leader nella mobilità verde»

La Borsa brinda a Fca-Psa: nasce il quarto big dell'auto

A festeggiare l'avviato matrimonio tra Fiat Chrysler Automobiles e Groupe Psa, unione che darà vita al quarto gruppo mondiale dell'auto con oltre 8,9 milioni di veicoli (il dato congiunto si riferisce al 2018), sono soprattutto gli azionisti del Lingotto. L'accordo, infatti, prevede la distribuzione di un extra dividendo di 5,5 miliardi di cui si avvantaggerà, in primis, con una cifra intorno a 1,6 miliardi di euro, la holding Exor di casa Elkann-Agnelli, che non a caso ha piazzato un rally del 5,69%. Anche Fca vola in Borsa: ieri il titolo ha fatto un balzo dell'8,2% sfiorando quota 14 euro.

Exor, al cui vertice siede John Elkann, sarà con il 14,2% del capitale primo socio della nuova società. «Negli anni - commenta un analista - la holding è riuscita a creare valore per gli azionisti attraverso lo sviluppo industriale: se guardiamo a Fca, Ferrari e Cnh Industrial, la somma dei ricavi delle tre componenti del vecchio Fiat Group è passata da 50 miliardi del 2009 a 138 miliardi del dicembre 2018. Allo stesso modo, l'occupazione è cresciuta da 190mila persone del 2009 agli oltre 267mila dipendenti del dicembre 2018».

Da parte francese, invece, Psa provvederà a distribuire ai propri soci la quota del 46% detenuta nella società di componentistica Faurecia, che a sua volta ha lasciato alla Borsa di Parigi circa il 2,5%. Il titolo Psa è crollato di quasi 13 punti percentuali a 22,70 euro. Gli analisti sostengono che l'andamento è legato al valore di capitalizzazione di Psa che è superiore a quello di Fca, per cui gli investitori, saputo che si sta andando verso una fusione paritaria, stanno aggiustando i valori in campo, riducendo quello di Psa.

Il presidente di Renault, Jean-Dominique Senard, nel commentare l'intesa tra Psa e la mancata sposa, Fca, ha precisato che il gruppo non farà una controfferta al Lingotto. «La società che sta per nascere - ha aggiunto - sarà un nostro forte concorrente. Per noi la priorità resta il rafforzamento dell'alleanza con Nissan».

Fca e Psa, intanto, concordano di «lavorare a una piena aggregazione dei rispettivi business tramite una fusione paritetica (50/50). Il nuovo gruppo (ricavi congiunti di 170 miliardi e un utile operativo corrente pari a oltre 11 miliardi) sarà posseduto da una società paritetica con sede in Olanda e un cda di 11 membri: Elkann avrà la presidenza e il top manager portoghese Carlos Tavares il ruolo di ad, con un mandato iniziale di 5 anni. Fca e Psa stimano i costi della fusione in 2,8 miliardi, in 3,7 miliardi i risparmi annuali e il tutto - la rassicurazione indirizzata a sindacati e lavoratori - senza chiudere stabilimenti. L'80% delle sinergie, inoltre, sarà raggiunto dopo 4 anni.

La lettera di intenti vincolante, si legge in una nota, verrà siglata nelle prossime settimane. Seguirà la convocazione delle assemblee dei due gruppi che dovranno esprimersi e approvare l'accordo. Ma solo dalla metà in avanti del 2020 si potranno vedere i primi effetti concreti dell'alleanza.

Il presidente Elkann, in una lettera ai dipendenti di Fca, ha sottolineato di vedere «l'opportunità di creare qualcosa di davvero speciale grazie a un gruppo che riunisce le capacità, l'intelligenza e la passione di due aziende forti e di successo, attingendo il meglio da entrambe. Vogliamo creare un gruppo leader nella mobilità sostenibile, in grado di cogliere le tante opportunità di una nuova era».

L'ad di Fca, Mike Manley, in attesa di conoscere il ruolo che ricoprirà nella nuova realtà, afferma di «essere contento di poter lavorare con Tavares e il suo team in un'aggregazione che ha il potenziale di cambiare il settore». La risposta di Tavares, che entrerà anche nel cda del futuro gruppo: «È una convergenza che creerà un significativo valore per tutti gli azionisti e apre un futuro brillante per la nuova società».

In attesa che Dongfeng, socio cinese di Psa, decida cosa fare del proprio 12%, Eliseo e famiglia Peugeot, pure con il 12%, sarebbero soggetti a un periodo di lock-up triennale sulle rispettive partecipazioni.

I Peugeot potranno però aumentare del 2,5% la propria quota nei primi tre anni successivi alla definizione dell'operazione, ma solo acquisendo azioni dallo Stato francese e dal socio cinese.

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