Cronache

Botte ai bimbi: maestra ai domiciliari

Picchiava e umiliava i piccoli dell'asilo. Incastrata dalle telecamere

Botte ai bimbi: maestra ai domiciliari

Milano Problemi personali irrisolti? Tantissimi. Basti pensare che domenica mattina, quando sono andati a casa sua per notificarle gli arresti domiciliari - il provvedimento restrittivo preso dalla Procura di Monza nei suoi confronti per aver maltrattato dei fanciulli di una scuola materna di Varedo (Monza) dai 4 ai 6 anni nella quale la signora insegnava fino alla settimana scorsa - ha insultato e picchiato persino i carabinieri della compagnia di Desio. Sì, la signora «maestra» - una 47enne brianzola - da un paio d'anni era tenuta d'occhio, ma non è bastato. Nel 2016, dopo aver litigato con il personale amministrativo di una scuola, fu prima sospesa dal servizio e costretta dal 2016 a due anni di valutazione che sarebbero terminati alla fine del 2018. Tuttavia il suo isterismo «da bulla», come non hanno esitato a definirla gli inquirenti, ha preso il sopravvento sui suoi piccoli allievi. Molti dei quali non volevano più andare a scuola. Dopo una serie di lamentele giunte al preside e la sua successiva denuncia ai carabinieri, la Procura di Monza ha autorizzato filmati e registrazioni in classe, mentre l'insegnante veniva affiancata per la maggior parte delle ore da una collega per non permetterle di nuocere ulteriormente ai bambini. Non appena si ritrovava sola con i piccoli la 47enne, però, si trasformava, tant'è che i carabinieri hanno documentato oltre un centinaio di episodi di maltrattamenti.

La donna mortificava sistematicamente gli allievi con epiteti del tipo: «vai al cimitero», «stupido», «sparisci», oppure obbligandoli a pulire l'acqua che avevano versato con la loro biancheria personale, cestinando pubblicamente e con ostentato disprezzo i disegni che non incontravano il suo gusto, non svolgendo alcuna attività didattica ma obbligando i bambini a stare solo e sempre zitti, seduti impettiti e con le braccia conserte: chi si ribellava veniva preso a buffetti sulla testa, talvolta a schiaffi, oppure fatto cadere apposta dalla seggiola o riempito di lividi sulle braccia.

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