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Le botte fanno notizia solo se non sono di sinistra

Le botte fanno notizia solo se non sono di sinistra

di B revi considerazioni sul doppiopesismo, sempre di moda specialmente nelle redazioni dei giornali intelligenti. Se in piazza fanno caciara quelli di sinistra, di solito estrema, tutto va bene madama la marchesa: si tratta di ragazzi esuberanti, ma democratici e degni di rispetto, cui è affidato l'avvenire radioso del Paese. Se invece manifestano i buzzurri di destra o, peggio ancora, leghisti allora abbiamo a che fare con gentaglia ignorante, priva di sensibilità, volgare.

Ultimo esempio. Sabato scorso il felpato Matteo Salvini si è recato a Torino con la sua banda di descamisados per contestare Sergio Chiamparino, il governatore della Regione Piemonte (non la Madonna di Medjugorje). Il capo dei nordisti, come tutti i politici di questa terra, ha detto le cose che gli stanno a cuore, tra cui la seguente: il Pd e i suoi comandanti sono da censurare perché non tutelano gli interessi degli italiani, ma vanno contro di essi eccetera eccetera.

Salvini può piacere oppure no. Per qualcuno è un genio e per altri un avventuriero che sfrutta gli istinti più bassi del popolazzo allo scopo di raccattare voti. Ciascuno la pensa come gli garba. Almeno su questo non si può non essere d'accordo, spero. Ma la democrazia, in nome della quale si commettono porcherie indicibili, è variamente interpretata: gli antagonisti, per esempio, credono che sia roba loro, da gestirsi secondo capriccio. Cosicché, sapendo che il detestato branco lumbard era presente nel capoluogo piemontese, si sono precipitati sul luogo del delitto, cioè dove l'odiato Matteo osava aprire bocca per criticare Chiamparino, e hanno fatto di tutto per zittirlo. Non riuscendoci, hanno menato le mani: secondo loro, è un metodo idoneo per contrastare gli avversari.

È successo un casino infernale. Botte da orbi. Un ferito, un arresto e cinque denunciati ovviamente a piede libero giacché i disordini in piazza, anche se mettono a repentaglio l'incolumità dei cittadini, non sono reati; al massimo, bagattelle. Le forze dell'ordine hanno suonato la carica e i dimostranti sono arretrati verso il Duomo. Questo, almeno, raccontano le scarne cronache, precisando che costoro hanno esploso petardi e bombe carta, roba piccola cui la polizia ha risposto con lacrimogeni, giusto per commuovere la città sconvolta e spazientita.

Il senso di questo articolo è molto semplice: secondo l'opinione progressista, tutte le manifestazioni sono lecite - un diritto inalienabile - purché non siano della Lega, nel qual caso vanno ostacolate anche con la violenza. Violenza democratica e antifascista, si capisce. Tanto è vero che i media non si sono neanche resi conto che a Torino sono accaduti degli incidenti e non ne hanno riferito se non con scarne e sciape parole. Dei pochi giornali che ho sfogliato ieri, solo due si sono occupati dei tafferugli: Il Fatto Quotidiano in 24 righe e L'Eco di Bergamo con un servizio in apertura della sesta pagina. Alla faccia della completezza d'informazione.

Mi domando che sarebbe avvenuto qualora fossero stati i leghisti ad aggredire gli antagonisti anziché il contrario. Me lo immagino senza fatica: titoloni su Repubblica e Corriere , commenti indignati degli editorialisti di pronto intervento, servizi televisivi in ogni notiziario, prediche contro la deriva razzista e populista, contro i nemici dell'integrazione e dell'accoglienza, contro Salvini e i suoi amici di Casa Pound.

Forse questo non è neanche doppiopesismo, ma un sintomo di grave imbecillità.

Che va per la maggiore.

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