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Botte, minacce e mani al collo Lascia il giudice anti-Weinstein

Il procuratore di New York accusato da 4 donne. Era uno dei paladini del movimento #metoo contro le molestie

Botte, minacce e mani al collo Lascia il giudice anti-Weinstein

In pubblico era l'uomo di legge, il procuratore democratico paladino dei diritti delle donne, la bandiera giuridica del movimento #metoo che ha fatto causa alla società del produttore Harvey Weinstein per abusi sessuali, alleato di Hillary Clinton e nemico del presidente Trump, oltre che favorito alla successione di Andrew Cuomo nel ruolo di governatore di New York. In privato, invece, era l'uomo che abusava delle sue compagne, le insultava, picchiava e minacciava, dopo averle liquidate come «fottute puttane». Un professionista dell'anti-molestia, lo avrebbe chiamato Sciascia. Un dottor Jekyll e mister Hyde, dice di lui una delle quattro accusatrici venute allo scoperto sulle pagine del New Yorker, dove Ronan Farrow, il giornalista figlio di Woody Allen e Mia Farrow che ha sollevato lo scandalo Weinstein, ha aggiunto un'ultima puntata alla serie di denunce di molestie sessuali che ha scatenato il terremoto del movimento #metoo. Lui, Eric Schneiderman, 63 anni, procuratore generale di New York e fino a oggi anche uno dei grandi potenti d'America, respinge «con forza le gravi accuse». «Nel privato di relazioni intime, ho intrapreso giochi di ruolo e altre attività sessuali consensuali. Non ho aggredito nessuno e non sono mai stato coinvolto in sesso senza consenso, una linea che non supererei». Ma alla fine si dimette, consapevole che le denunce gli «impediranno di gestire il lavoro».

Le testimonianze contro di lui sono pesanti, violenza fisica e psicologica. E due delle quattro accusatrici, tutte donne e femministe con le quali Schneiderman ha avuto relazioni sentimentali e sessuali, ci mettono la faccia, nome e cognome, per raccontare un mix di abusi che restituisce la fotografia di un uomo violento, forse difficile da inchiodare per vie legali ma molto comune da inquadrare nel suo profilo psicologico.

Manning Barish, madre single, al fianco di Schneiderman per un anno e mezzo, dal 2013 al 2015, racconta di come un giorno, in modo del tutto inatteso e dopo che lui era stato persino premiato come «campione» dell'anno da un'organizzazione per i diritti delle donne, il procuratore la schiaffeggia «a mano aperta e con grande forza», un colpo che arriva dritto all'orecchio al punto da farle perdere l'equilibrio e farla cadere, per poi tentare di soffocarla. Episodi che ricorrono, quasi identici, nei racconti delle altre vittime. Incluso quell'incredibile gesto con cui tenta di strangolare le sue compagne. «La sua ipocrisia è epica», dice Manning. E in effetti nei suoi 12 anni al Senato dello Stato di New York Schneiderman ha contribuito a scrivere diverse leggi, tra cui quella che ha creato pene specifiche per lo strangolamento, mentre alle sue vittime diceva: «A molte donne piace. All'inizio magari no, ma poi sì e chiedono che lo faccia di nuovo». Episodi da brivido, tutti conditi con fiumi di alcol che il procuratore consuma da solo e in alcuni casi costringe le sue donne a consumare. «Veniva da me come a una bambina che non mangia, portava il bicchiere alle mie labbra, mi teneva il viso e mi diceva: bevi, bevi bevi». Poi tranquillanti, che lui chiede anche alle sue lei di procurarsi, per poterne consumare di più, dopo aver chiesto che ripetessero «sono una puttanella» mentre il procuratore diceva: «Se mi lasci, ti uccido». Quando la donna avverte che quelle sono minacce, che fare così è contro la legge, Schneiderman replica: «Io sono la legge».

«Mi diceva che mi avrebbe ucciso se ci fossimo lasciati e che mi avrebbe fatto seguire o avrebbe fatto mettere sotto controllo il mio telefono» racconta Tanya Selvaratnam, produttrice cinematografica, divorziata, femminista anche lei, che incontra il procuratore alla convention democratica di Philadelphia nel 2016. Da allora anche lei vive il suo incubo: «Era come dormire accanto a un mostro», che nel frattempo deride lei e le altre per il loro impegno femminista. Botte, minacce, quell'orecchio danneggiato a causa dei colpi di mister Hyde, mentre in pubblico dottor Jekyll afferma: «Se una donna non può controllare il proprio corpo, non è veramente pari» a un uomo. A supporto dei racconti ci sono fotografie, referti e le testimonianze di amici delle vittime. Donne alla fine hanno deciso di uscire allo scoperto.

Strappando, per ora, le dimissioni del procuratore.

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