Cronache

Le bottiglie più care? È sfida franco-tedesca. E l'Italia è fuori dal top

Una bottiglia di Romanée Conti costa 18.325 euro. Ma il mercato mondiale se le contende

Le bottiglie più care? È sfida franco-tedesca. E l'Italia è fuori dal top

D omanda: che cosa abbinare a un bicchiere di un vino da 20mila dollari? Un cucchiaio di oro in polvere? Un diamante da mordicchiare, se avete denti atti all'occorrenza? Una choacchierata con Barack Obama mentre corre il suo velocissimo tassametro da conferenziere?

Domanda che qualcuno si dovrà pur porre, visto che un vino tanto costoso vive e lotta con noi. È il Romanée-Conti Grand Cru da una delle maison culto della Côte de Nuits, eldorado vinicolo della Borgogna. Secondo il sito Wine Searcher è la bevuta più cara che si possa fare incrociando i prezzi medi sul mercato delle bottiglie più pregiate. Il prezzo medio di una bottiglia standard da 750 ml è di 20.441 dollari, pari a circa 18.325 euro al tasso di ieri. Sul podio al secondo posto il Domaine Leroy Musigny Grand Cru, che arriva sempre dalla magica Côte de Nuits (17.244 dollari alla boccia), e al terzo il primo bianco e il primo non francese, il tedesco Egon Müller Scharzhofberger Riesling Trockenbeerenauslese, che arriva dalla Mosella e costa 14.328 dollari, sempre meno di quanto costa il logopedista che ti possa aiutare a pronunciarlo.

Va detto che stiamo parlando di vini d'annata, ovvero non di millesimi rarissimi da collezione che possono anche avere valutazioni stratosferiche e comunque da amatore. Questi sono vini con il cartellino del prezzo sul collo, che non dobbiamo comprearare a un'asta ma potremmo perfino trovare nell'enoteca sotto casa. E se non li troviamo è soltanto perché sono spesso già venduti prima ancora di essere imbottigliati, come se fossero futures. Infatti del magnifico Pinot Noir di Romanée Conti sono prodotte poche migliaia di bottiglie ogni anno (circa 6700 nell'ultima annata) e quindi la quotazione è data più dal fatto che molti mercati si contendono una quota delle ambitissime bottiglie (all'Italia ne toccano 150 all'anno) che dal valore intrinseco del contenuto, che naturalmente non è 204 volte più buono rispetto a un vino da 100 euro, prezzo che già molti enoappassionati ritengono inavvicinabile per una bottiglia.

Insomma, se vi state ponendo la domanda: ma come fa un vino a costare 20mila dollari a bottiglia e a esserci anche una fila di acquirenti coi soldi in bocca?, la risposta è questa: proprio perché c'è la fila di acquirenti il vino costa tanto. Insomma, è il mercato del lusso - che notoriamente segue logiche tutte sue - a dettar legge e il terroir, la qualità delle uve, il metodo di produzione, la bravura dell'enologo, la bellezza dell'etichetta, la versatilità negli abbinamenti gastronomici sono tutti aspetti che contano fino a un certo punto. O meglio, sono dati per scontati, come fossero necessari ma non sufficienti. Il resto è leggenda.

Va detto che la classifica dei vini più cari al mondo è spietata con l'Italia. Nella lista delle 50 etichette da ricconi non figura nemmeno un'etichetta del Paese che in definitiva è il primo produttore al mondo ed è percepito come secondo per qualità media dopo la Francia (anche se conosciamo molta gente che sarebbe pronta a contestare vigorosamente questo assunto). Ci sono 36 vini francesi, 10 vini tedeschi (tutti pregiati Riesling dalla Mosella o del Reno), due statunitensi (un Sauvignon Blanc e un Cabernet Sauvignon di Screaming Eagle della Napa Valley), uno australiano (il Semillon Reserve di Mistletoe Wines, dalla Hunter Valley) e uno portoghese (il Madeira di Terrantez).

Prosit.

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