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Braccata dalla magistratura Raggi "inciampa" sui tombini

La Procura si appresta a chiedere il rinvio a giudizio per il falso. Verso l'archiviazione per l'abuso d'ufficio

Braccata dalla magistratura Raggi "inciampa" sui tombini

La Raggi braccata tra magistratura, maltempo e tombini. Se da una parte ha i giorni contati, perché la Procura di Roma si appresta a chiederne il rinvio a giudizio per falso nel caso Marra, dall'altra i romani l'hanno già condannata. Il nubifragio, che si è abbattuto su Roma, ha mostrato ancora una volta la fragilità di una città che ha difficoltà a reagire a eventi inaspettati e di un primo cittadino incapace di difenderla.

«Roma ha retto all'impatto - si è difesa ieri -. Se non avessimo agito per tempo certamente la situazione sarebbe stata peggiore, analoga a quella che la città ha conosciuto da sempre. Nel mese di luglio 2016 abbiamo chiesto agli uffici di pulire costantemente tombini, caditoie e le strade dalle foglie. Ad agosto per prevenire occlusioni su oltre 100 arterie a maggior rischio di allagamento in occasione di eventi atmosferici particolarmente violenti siamo intervenuti in modo più massiccio del solito». E snocciola numeri su numeri.

Ma i discorsi stanno a zero. E Roma ha vissuto ore drammatiche. Un'altra vicenda imbarazzante per i vertici pentastellati, che si celano dietro al muro del silenzio. Proprio come ha fatto il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, gelato dalla pubblicazione della chat tra la Raggi e il suo ex braccio destro Raffaele Marra. Alla festa del Movimento non ha speso nemmeno una parola per cercare di difendere l'inquilina del Campidoglio. Ma è evidente che nessuno ha intenzione di epurarla dal Movimento, almeno finché non si voterà per le Politiche, perché scaricarla oggi sarebbe di fatto l'ammissione di un fallimento. Così, da forcaioli i grillini si sono trasformati in baluardi del garantismo.

Ma la partita, dal punto di vista della giustizia, per Virginia si gioca in queste ore. I pm che indagano sulle nomine fatte dalla sindaca stanno completato l'esame delle memorie presentate dai difensori. Sotto i riflettori quella di Salvatore Romeo, quale responsabile della sua segreteria politica, che beneficiò di un aumento di stipendio da trentanovemila euro annui come dipendente del Dipartimento Partecipate a 110mila euro, poi ridotti a 93mila dopo i rilievi Anac. E si indaga anche su quella, poi revocata, di Renato Marra (fratello dell'ex capo del Personale Raffaele), che da vicecapo della polizia municipale sarebbe passato alla Direzione Turismo del Campidoglio, con un aumento di stipendio di ventimila euro. Per la prima vicenda Virginia è indagata per abuso d'ufficio, ma i magistrati potrebbero archiviare l'accusa, perché convinti che non ci fu alcun illecito dietro alle tre polizze assicurative intestate alla Raggi.

Sembrerebbe reggere, invece, l'accusa di falso: per il procuratore aggiunto Paolo Ielo e per il pm Francesco Dall'Olio la sindaca mentì all'Anticorruzione del Comune, dichiarando di aver scelto in autonomia di promuovere Renato Marra, fratello di Raffaele, suo fedelissimo.

In realtà, per i magistrati, quella nomina sarebbe stata sponsorizzata proprio dal suo luogotemente. Lo dimostra uno scambio di messaggi del 14 novembre. «Raffaele, questa cosa dello stipendio mi mette in difficoltà, me lo dovevi dire», scrive la Raggi.

E si sa: verba volant scripta manent.

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