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Brasile bloccato dai camionisti. Temer cede ma non serve

Brasile bloccato dai camionisti. Temer cede ma non serve

San Paolo - Scortati da 9 pantere della polizia, 8 camion stracarichi di zucchine, patate, pomodori e peperoni percorrono le strade secondarie di uno stato immenso come quello di Sao Paulo, la cui superficie è maggiore del Regno Unito. Obiettivo aggirare i blocchi dei camionisti che tengono in scacco l'intero Brasile e rifornire una città di 12 milioni di abitanti dove comprare un ciuffo d'insalata al supermercato è diventato tanto costoso quanto portarsi a casa un tartufo bianco di Alba.

A debita distanza dal convoglio, 40 tir aderenti allo sciopero inseguono i «crumiri» per un'intera giornata, facendo letteralmente di tutto per impedire che il prezioso carico vegetale possa arrivare al mercato ortofrutticolo della maggiore metropoli dell'America latina.

No, non è un sequel di Duel, il primo film cult di Spielberg, ma solo una delle scene più emblematiche che ieri hanno caratterizzato l'ottava giornata di sciopero degli autotrasportatori verde-oro, una pazza corsa seguita in diretta da tutte le emittenti tv del Gigante sudamericano dai piedi d'argilla. A San Paolo, infatti, gli ortaggi freschi sono oramai una chimera e ieri. Non sappiamo al momento di andare in stampa quando e se gli 8 camion scortati dalla polizia siano arrivati a destinazione, di certo c'è che «sarebbe stato meglio che quando un anno fa uscì la registrazione che dimostrava la tangente ricevuta da Temer, nel garage di casa sua, dal gigante della carne JBS spiega Diogo Mainardi, giornalista fondatore dell'Antagonista, il miglior portale investigativo per capire il Brasile sarebbe stato meglio che il presidente si fosse dimesso, impedendo sul nascere il caos attuale». Già perché la vera novità è che, nonostante lo stesso Temer abbia accolto domenica notte tutte le rivendicazioni dei camionisti, lo sciopero ieri è continuato, con ben 557 blocchi e disagi crescenti in tutto il Brasile. Un blocco selvaggio appoggiato sia da Jair Bolsonaro, il candidato della destra alle presidenziali del prossimo ottobre, sia da José Maria Rangel, leader sindacale vicino a Lula che ha indetto un lungo sciopero dei lavoratori petroliferi. Il caos contro il sempre più debole Temer non è dunque ormai solo questione di caro benzina ma si vede che al centro del contendere c'è il futuro di Petrobras, la statale petrolifera da cui è originata tutta la crisi brasiliana che ieri ha perso alla Bovespa circa il 10%.

E per fortuna che Wall Street era chiusa per il Memorial Day.

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