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Brasile, Lula libero per poche ore: rientrato il "golpe" di un giudice

La mossa dal magistrato affiliato al partito dell'ex presidente

Brasile, Lula libero per poche ore: rientrato il "golpe" di un giudice

San Paolo - Al settantanovesimo ricorso da parte dello stuolo di avvocati che lo difendono, l'ex presidente Lula, in carcere per corruzione e riciclaggio dal 7 aprile scorso, ieri mattina sembrava finalmente un uomo libero. Già perché dopo la bellezza di 78 ricorsi andati male - 5 respinti dal giudice di primo grado, Sergio Moro, 44 dal tribunale d'appello di Porto Alegre, 17 dal Supremo tribunale di giustizia (STJ) e 12 dal Supremo tribunale federale (STF) - alle 9 del mattino di ieri il giudice del tribunale d'appello di piantone la domenica, tal Rogério Favreto, decideva di liberare il condannato più celebre del Brasile. Condannato sinora a 12 anni e un mese per un triplex di lusso sul litorale paulista ma che, negli altri sei processi in cui è coinvolto con ruolo da assoluto protagonista (tra cui la corruzione transnazionale di Odebrecht in Africa e America latina oltre allo schema delle tangenti miliardarie di Petrobras) rischia una condanna complessiva di un secolo.

Al giudice Favreto di Porto Alegre, tuttavia, è evidente che non importi nulla se la giurisprudenza brasiliana impone il carcere a chiunque sia condannato in secondo grado. Con uno sforzo creativo degno di Pulcinella, il magistrato decide di liberare immediatamente Lula in quanto era subentrato un fatto nuovo. Quale? Lanciare per la corsa alla presidenza proprio il condannato più celebre del Brasile alle elezioni di ottobre da parte del suo partito dei lavoratori (Pt), un tempo glorioso e capace di mobilitare milioni di persone, oggi rimasto con i quadri decimati dalle inchieste giudiziarie ma, soprattutto, senza popolo. Dunque, per permettere a Lula di partecipare alle tribune politiche dei prossimi mesi e concedere interviste, ecco giustificata l'immediata scarcerazione dell'ex sindacalista amico, oltre che di Massimo D'Alema e una sfilza di sinistrorsi filo-diritti umani di casa nostra, anche del nicaraguense Ortega, del venezuelano Maduro e del ricercato ex presidente dell'Ecuador, Correa.

Per oltre 20 anni affiliato al Pt di Lula quando era appena avvocato, Favreto viene prima promosso a procuratore generale di Porto Alegre da Tarso Genro - il ministro della Giustizia che più fece per difendere l'ex terrorista Cesare Battisti - e poi piazzato dall'allora presidente Rousseff nel posto che occupa ancora oggi proprio per fare quanto fatto ieri, ovvero liberare i suoi.

Un golpe istituzionale in piena regola portato avanti da un giudice di piantone domenicale che, oltre a contraddire decine di decisioni collegiali dei tribunali di massima istanza, confermava ancora una volta l'incertezza giuridica imperante in Brasile. Favreto ha anche urlato come un folle al telefono contro i poliziotti che ieri tardavano nel liberare Lula per questioni più che fondate. In primis, la visita medica dovuta al momento della scarcerazione a ogni detenuto e impossibile da farsi la domenica, per mancanza del medico preposto.

Poi, perché il golpe del Pt e di Favreto veniva disinnescato in serata da una decisione del relatore del Tribunale d'appello di Porto Alegre, Gebran Neto, cui la democrazia verde-oro deve molto.

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