Politica

Il Brasile pronto a mandare a casa la Rousseff

Dilma Rousseff e il baratro davanti a lei. Il Brasile ha smesso di amarla, i sondaggi impietosi danno bene il quadro della catastrofe: dal 65 per cento da cui era partita, a un misero dieci per cento. In mezzo ci sono troppe delusioni, troppi scandali, troppa corruzione. Ci sono le mazzette usate per finarziarsi la sua campagna elettorale, irregolarità nei conti pubblici, i giudici che accusano: «Ha falsificato il bilancio dello Stato». È La prima volta che la Corte dei Conti di Brasilia boccia il bilancio di un presidente in 80 anni.

È così che il grande sogno, l'erede politica di Lula che con il partito dei lavoratori prometteva un Brasile più moderno, più competitivo, più equo, si infrange nel peggiore dei modi. Perde punti Dilma, ogni giorno, ogni ora perde potere, stima, tra i suoi elettori e dentro al suo partito. Il capito finale di questa triste storia lo scrive il presidente della Camera, Eduardo Cunha che in queste ore sta decidendo se accettare o respingere la richiesta di impeachment dopo che la Corte dei Conti ha sollecitato il Congresso a bocciare i conti dello scorso anno, inficiati da gravi irregolarità. Scelta cruciale che segna il destino di Dilma e del suo governo. E sono già in tanti che sognano nuove elezioni. La crisi potrebbe infatti portare a elezioni presidenziali anticipate, molto prima del 2018, data in cui scade il mandato della Rousseff.

Il Brasile è in fermento e si susseguono riunioni strategiche delle varie correnti politiche per organizzare le prossime mosse. I leader dell'opposizione vorrebbero che fosse accolta la richiesta di impeachment firmata dall'avvocato Helio Bicudo, fondatore insieme a Lula del Partito dei lavoratori: il documento cita la recente bocciatura da parte della Corte dei conti federale del bilancio dello Stato del 2014 e sostiene che l'esecutivo continuerebbe a violare la Legge di responsabilità fiscale. Il governo a sua volta affida la reazione all'avvocato generale dello Stato, Luis Inacio Adams, che per difendere Rousseff non ha escluso la possibilità di ricorrere al Supremo tribunal federal. E c'è chi grida al complotto, un «colpo di stato alla paraguayana». Tutto dipenderà da Cunha, esponente del Partito del movimento democratico alleato del governo. Una posizione quella del presidente della Camera che però si è ulteriormente aggravata negli ultimi giorni: entrato mesi fa nella lista dei politici accusati di aver ricevuto tangenti frutto dello schema di corruzione interno al colosso petrolifero statale, Petrobras, Cunha è finito nel mirino anche della giustizia elvetica dopo la scoperta di conti milionari intestati a nome suo e della moglie in Svizzera. Per convincerlo a sposare le proprie tesi l'opposizione potrebbe offrire indirettamente aiuto a Cunha in un momento successivo: travolto dallo scandalo dei conti svizzeri, il presidente della Camera potrebbe accogliere la richiesta di impeachment contro Rousseff e dimettersi subito dopo, ottenendo in cambio sostegno trasversale nel Consiglio di etica per mantenere il mandato parlamentare.

Ma gli scandali non finiscono qui: uno degli arrestati nell'ambito dello scandalo corruzione, ha affermato di aver pagato tangenti a uno dei figli dell'ex presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva.

L'accusatore è l'uomo d'affari Fernando Bahiano e avrebbe affermato di aver pagato una «mazzetta» di circa 530 mila dollari per le sue spese personali a Fabio Luis Lula da Silva, il maggiore dei figli dell'ex capo dello stato e che i fondi provenivano da attività corruttiva.

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