Cronache

Brescia, spara ai ladri: condanna più pesante che ai banditi armati

L'imprenditore si era affacciato dalla finestra mettendo in fuga il commando di malviventi

Brescia, spara ai ladri: condanna più pesante che ai banditi armati

Credeva di agire da bravo cittadino, ma si ritrova a pagare più del ladro. È la «solita storia», tutta italiana, dove il paradosso è la normalità, dove chi agisce a fin di bene finisce male e chi agisce male se la cava sempre e comunque.

E così Giuseppe Chiarini, l'imprenditore di Calcinatello che la notte tra il 29 e il 30 gennaio 2016 sventò l'assalto a uno sportello bancomat della Banca di credito cooperativo del Garda, sconterà quattro mesi più del malfattore, che quella cassaforte era impegnato a scassinarla.

«Non mi stupisco, questa è l'Italia», ha dichiarato l'uomo al Giornale di Brescia. Ma l'amarezza è tanta e la cosa assurda è che l'italiano dovrà sottoporsi a un percorso presso i servizi sociali. Quel sabato fece qualcosa che, alla luce dei fatti, forse ora eviterebbe. Venne svegliato alle 4.30 da un boato mentre era in casa, in via Santa Maria. Imbrecciò il fucile e nel cuore della notte si affacciò alla finestra per capire cosa stesse accadendo. Notò subito che un bancomat della Bcc, che si trovava lì vicino, era stato divelto e sei uomini incappucciati erano intenti a caricarlo su un furgone, dopo averlo trascinato con i cavi. Senza pensarci un attimo, intervenne, rovinandosi l'esistenza. Sparò alcuni colpi in aria, per lo meno dalle testimonianze rilasciate dai vicini di casa agli investigatori.

«Ho sentito alcuni rumori, mi sono affacciato e ho visto gente incappucciata e armata che mi diceva di rientrare in casa. Cosa dovevo fare? Ho sparato» racconta ancora candidamente. Fatto sta che alla fine 12 bossoli sono rimasti a terra e qualche giorno dopo, in una cascina abbandonata del paese, è stato ritrovato il furgone usato dai malviventi, macchiato da tracce di sangue. Sulla carrozzeria, invece, fori di proiettili.

A quel punto a Chiarini è stata sequestrata la pistola ed è stato indagato per tentato omicidio. Il risultato è che, a conclusione dell'iter giudiziario, ha patteggiato: due anni e otto mesi.

Poco giorni dopo il fattaccio, però, anche la banda venne arrestata per una lunga catena di reati. Tra i malviventi Cristian Filimon, 20 anni, romeno, che si è scoperto successivamente essere stato raggiunto quella notte da un proiettile esploso dall'imprenditore. Lui, però, sconterà solo 2 anni e 4 mesi, mentre la pena più dura è stata riservata al capo, Nulu Pohirib: 4 anni e 8 mesi.

«Lo Stato non mi ha tutelato - dice Chiarini amareggiato - ma ormai funziona così e rischio anche di dover risarcire quel ladro che ho ferito, perché se dirà che non potrà più lavorare lo dovrò mantenere per tutta la vita. Purtroppo questa è l'Italia». «È Sconcertante prendere atto che ancora una volta a noi le guardie pagano più dei ladri - commenta l'assessore regionale al Territorio della Lombardia, Viviana Beccalossi -.

Avere a che fare con un bandito significa prima rischiare la vita e poi subire le ire della giustizia».

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