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Brescia, terzo neonato morto in 7 giorni

Il bimbo stroncato da un'infezione. I medici: «Nessuna epidemia». Ispezione ministeriale

Brescia, terzo neonato morto in 7 giorni

Il piccolo Marco pesava 1100 grammi e ha vissuto solo un mese, trascorso in una culla nel reparto di terapia intensiva neonatale degli Spedali Civili di Brescia. Un'infezione di cui non si conoscono ancora le cause ha stroncato la sua fragile vita due giorni fa. E la sua mamma, addolorata, chiede aiuto. «Vogliamo la verità, non attacchiamo nessuno ma vogliamo capire come sia accaduto».

Assieme a lui, altri due neonati, del peso di neanche un chilo e ricoverati nella stessa stanza, sono deceduti nella stessa settimana. Una coincidenza spiacevole che ha fatto allarmare i genitori di Marco: il loro bambino ha avuto uno choc settico e si domandano se possa essere stato contagiato.

I medici dell'ospedale, però, escludono la presenza di un focolaio infettivo epidemico in reparto anche se restano zone d'ombra da chiarire. Per questo offrono tutto il supporto necessario visto che «il decesso si legge in un comunicato - è riconducibile alle complicanze di una grave infezione sistemica (sepsi), di origine ancora indeterminata, nonostante i molteplici esami microbiologici eseguiti. L'evento merita pertanto chiarezza, e sarà oggetto di indagine da parte delle Autorità competenti, con la piena collaborazione dell'ospedale».

E c'è da aspettarsi diversi controlli incrociati sul caso Brescia. Oggi sarà eseguita l'autopsia sul neonato e arriveranno anche in Nas inviati dal ministro della Salute Giulia Grillo che aperto un'ispezione ministeriale agli Spedali Civili. «È necessario fare chiarezza per capire se ci sia correlazione tra i diversi casi», spiega la ministra esprimendo ai genitori dei piccoli il suo cordoglio. «Dobbiamo capire cosa ha portato alla morte di questi pazienti in pochi giorni. Lo dobbiamo a questi bambini che non hanno fatto in tempo ad affacciarsi alla vita, ai loro familiari che abbraccio in questo momento di dolore, e anche a chi lavora con impegno e serietà ogni giorno in una struttura eccellente com'è l'ospedale bresciano» conclude.

Secondo l'ospedale, però, i casi non sarebbero collegati. «Non sussiste alcuna relazione tra i tre eventi - spiegano in una nota i vertici degli Spedali civili - Si tratta di decessi subentrati a breve distanza l'uno dall'altro, nell'arco di una settimana, ma i quadri clinici rimandano a condizioni di malattia differenti e non appaiono correlati».

Ma tutti vogliono più chiarezza. Come la ministra, anche l'assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, è intervenuto. Ha dato mandato all'ATS Brescia di disporre una commissione d'inchiesta regionale per accertare le cause dei tre decessi ma conferma che «da questi primi controlli è emerso che i quadri clinici rimandano a condizioni di malattia differenti e non appaiono correlati. In particolare, si esclude che le circostanze siano da ricondurre ad un focolaio infettivo epidemico».

L'allarme contagio, dunque, sembra già accantonato, anche se proprio il reparto di terapia intensiva degli Spedali Civili era stato colpito, nell'agosto scorso, da un'infezione causata da un batterio, una colonizzazione da serratia marcescens. I bambini infettati erano stati dieci di cui uno deceduto. Il reparto è rimasto chiuso per alcune settimane per poter fare la necessaria disinfestazione. Gli esperti avevano effettuato centinaia di tamponi, ambientali e personali. Ma, nonostante la febbrile ricerca, non è mai stata trovata la causa scatenante del batterio killer.

Per la morte del neonato si attende ancora la perizia dell'esperto che probabilmente scagionerà il personale del reparto, 16 persone in tutto, ancora sotto inchiesta.

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