Politica

Brexit, un «italiano» salva gli europei (e poi lo costringono alle dimissioni)

Alberto Costa, ministro figlio di emigrati, presenta una mozione per salvaguardare i diritti dei cittadini Ue anche con il «no deal»

Erica Orsini

Londra Il vero eroe della Brexit è un parlamentare sconosciuto di origine italiane di nome Alberto Costa. Ieri ha perso il suo incarico, pur di far approvare un emendamento a difesa dei diritti dei cittadini stranieri all'estero che varrà anche in caso di no deal. Prima che tutto ciò accadesse, nessuno conosceva questo deputato dei Tory, assistente parlamentare del Dipartimento per la Scozia. Nato a Glasgow, nel 1971, da genitori italiani entrambi residenti nel Regno Unito, Costa si è sempre opposto alla Brexit e dopo il referendum ha fatto propria la campagna per proteggere i diritti dei cittadini europei in Gran Bretagna e di quelli britannici nel resto d'Europa. Il suo emendamento, che impegna sia il governo inglese che Bruxelles a mantenere i diritti acquisiti esistenti dei cittadini espatriati anche dopo l'uscita dall'Europa, è passato a sorpresa con l'appoggio del governo. Subito dopo però si è appreso che Costa aveva rassegnato le dimissioni. Dimissioni che un po' da tutti sono state lette come un vero e proprio licenziamento da parte della stessa Theresa May, infastidita dalla troppa intraprendenza dell'«onorevole collega».

Il portavoce della May ha spiegato ai media che il signor Costa aveva dovuto dimettersi a causa di una regola che impedisce ai membri del governo di proporre emendamenti alle leggi presentate dallo stesso governo, ma sono in molti a ritenere che queste dimissioni non fossero di fatto necessarie. Curioso invece il comportamento dell'esecutivo che in questo caso ha avuto qualche problema di comunicazione interna. Il ministro dell'Interno Sajid Javid si è subito detto d'accordo con l'emendamento, ignorando che la premier May soltanto qualche ora prima aveva dichiarato di non poterlo accettare. Costa in serata ha inviato tweet intrisi di soddisfazione. «Il mio emendamento non riguarda il mercato unico o l'unione doganale, interessa i diritti di persone innocenti, molte delle quali non hanno potuto votare nel referendum del 2016, compresi i britannici residenti nell'Unione Europea» ha spiegato il parlamentare entusiasta al Guardian, senza neppure un accenno a quelle sue dimissioni tanto controverse.

Peraltro, la sua missione politica è lungi dall'essere conclusa dato che gia' ieri ha dichiarato che intende chiedere un incontro urgente con il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e una delegazione trasversale del Parlamento. L'obiettivo è di trasformare la parte dell'accordo d'uscita relativa alla protezione dei diritti degli espatriati in un trattato speciale nell'ambito della legge internazionale. E mentre Costa si gode il suo personale momento di gloria, il governo May continua a perdere pezzi. Ad andarsene ieri, è stato il ministro dell'Agricoltura, George Eustice, in segno di protesta contro la concessione della May di offrire un voto sul posticipo della data per la Brexit, nel caso il suo accordo venisse nuovamente rigettato. Eustice ha spiegato che appoggerà il piano May nella votazione del prossimo mese, ma teme che il voto su un'eventuale estensione dell'articolo 50 possa condurre «all'umiliazione finale del nostro Paese». Eustice, convinto Brexiteer, ha scritto una dura lettera di dimissioni.

Intanto la Brexit sembra già funzionare prima ancora di essere operativa.

Gli ultimi dati dell'Ufficio di Statistica, danno infatti l'immigrazione proveniente dall'Unione Europea ai minimi storici, in particolare quella dei Paesi dell'Est, mentre è in rialzo quella extraeuropea.

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