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Brexit, l'Europa non farà sconti a Londra

Il presidente del consiglio Ue Donald Tusk: «Negoziati difficili». In ballo un conto miliardario

Brexit, l'Europa non farà sconti a Londra

Londra Nessuna trattativa parallela con i singoli Stati finché non saranno definiti i dettagli di Brexit. Se gli Inglesi pensavano di iniziare subito a discutere dei nuovi accordi commerciali con l'Europa, sappiano che l'Unione Europea non è disponibile. È un Donald Tusk determinato quello che ha parlato ieri a Bruxelles, un giorno dopo aver ricevuto la lettera di Theresa May che gli comunicava l'uscita formale dall'Unione. Nell'illustrare le nove pagine del documento che contiene le linee guida sulle trattative per Brexit, il Presidente del Consiglio Europeo è stato irremovibile. Prima si discute dei conti finanziari ancora in sospeso e dei diritti dei cittadini europei nel Regno Unito e solo dopo aver visto «progressi sufficienti» in questi ambiti gli Inglesi potranno iniziare a parlare d'altro con i loro corrispondenti europei.

Nel documento inviato a tutti i Paesi della Comunità viene inoltre precisato che, nel periodo di transizione precedente all'uscita prevista nel 2019, il Regno Unito dovrà accettare le regole europee, contributi al budget e supervisione della Corte Europea inclusi, prima che ci si accordi sull'accesso al mercato unico. Se poi gli Inglesi rimarranno nel mercato unico europeo dopo Brexit, dovranno rispettare le «quattro libertà», inclusa quella di accesso dei migranti provenienti dal Continente. Non sarà possibile «scegliere quello che fa comodo» evitando il resto. Condizioni davanti a cui il governo May storcerà il naso, ma Tusk è stato irremovibile: nessuna scorciatoia. «Le trattative saranno difficili, complesse e a volte conflittuali - ha detto ieri - ma l'Unione non vuole essere punitiva nei confronti della Gran Bretagna. Brexit da solo lo è già abbastanza». Tusk ha respinto la definizione di un «conto Brexit» riguardo agli impegni finanziari che il Regno Unito dovrà mantenere. «Si tratta solamente di una posizione equa - ha spiegato - nei confronti di tutte quelle persone, comunità locali, scienziati e agricoltori ai quali tutti noi abbiamo promesso dei fondi».

Anche l'unico confine del Regno Unito con l'Europa, tra l'Irlanda del Nord e la Repubblica, sarà una delle priorità da definire nell'accordo finale e in questo caso sarà necessaria una soluzione «flessibile», nella speranza di evitare ulteriori difficoltà. Per quanto riguarda gli accordi commerciali da affrontare in seguito sarà obiettivo principale dei 27 «preservare l'integrità del mercato unico», impedendo quegli accordi settoriali che invece sarebbero piaciuti alla signora May. Ieri un portavoce di Downing Street ha dichiarato che entrambe le parti sono pronte ad un negoziato «costruttivo», ma le opposizioni sono già sul piede di guerra. Owen Smith, ex candidato alla leadership laburista, ha fatto notare come la retorica ottimista del primo ministro debba ora fare i conti con la dura realtà. «Il governo e i sostenitori di Leave ci hanno presentato Brexit come un'opzione a zero costi - ha detto - invece non sarà cosi.

Brexit ci costerà e non sappiamo neppure quanto».

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